Prevede 13 articoli la proposta di legge che Walter Veltroni ha presentato per affrontare “in modo definitivo il tema, cruciale in una democrazia, della separazione tra interessi pubblici e privati”. Il passaggio centrale della proposta è l’articolo 4 che indica i casi di “incompatibilità assoluta” tra cariche di governo (premier, ministro, viceministro, sottosegretario, commissario straordinario) e posizioni economiche di rilievo, come ad esempio la proprietà di “un patrimonio di valore superiore a 30 milioni di euro in beni, ad esclusione dei contratti concernenti titoli di Stato, la cui natura, anche avuto riguardo alla concentrazione nel medesimo settore di mercato, configura l’ipotesi di conflitto d’interessi di cui all’articolo 1 della presente legge”.
Con questa proposta, qualora venisse approvata, Silvio Berlusconi sarebbe obbligato a scegliere tra la guida del Governo e la proprietà della sua azienda. Viene sanzionato, dunque, sia quando è il titolare di una carica di governo ad agevolare imprese per interesse personale, sia quando sono le imprese “operanti nel settore delle comunicazioni” ad “agevolare chi si candida a ricoprire cariche pubbliche, potenzialmente di governo”.
Veltroni, rimarcando l’importanza di questa iniziativa per la democrazia e il buon governo del Paese, ne sottolinea anche l’ampia convergenza che la proposta ha ottenuto tra le forze d’opposizione del Paese con l’adesione dell’Italia dei Valori e dell’udc. “In questi anni – spiega Veltroni – la colpevole assenza di questa norma ha finito con il privare il nostro paese di una regola tipica di tutte le democrazie liberali. Il valore politico di questa iniziativa è per me in primo luogo nel fatto che essa è sostenuta e sottoscritta unitariamente da autorevoli parlamentari di tutta l’opposizione”.