“Che le porte le apra il Vaticano che ha il reato di immigrazione; che dia lui il buon esempio”, queste le parole con cui Umberto Bossi ha commentato la posizione dei vescovi italiani che si erano espressi dopo il recupero di una decina di profughi giunti nel canale di Sicilia i quali avevano denunciato di aver perso circa 70 compagni di viaggio, dispersi e deceduti durante la traversata.



Monsignor Bruno Schettino, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni aveva infatti affermato che “la strage in mare è una grave offesa all’umanità”. “Parole con poco senso” secondo Bossi che ha inoltre affermato: “partono molto meno di prima ma bisogna riuscire a fermarli, sennò si prosegue con un sacco di morti, con gente che rischia la vita per niente, perché quando arriva qui non ci sono posti di lavoro. Dato che nessuno accoglierà la gente senza controlli bisogna assolutamente fermare le partenze”, ha proseguito il Senatùr, a cui hanno fatto eco le parole del ministro e collega di partito Roberto Calderoni: “sento critiche inaccettabili, strumentali e basate su presupposti falsi a proposito del dramma degli eritrei e allora sono obbligato a ricordare che noi, e non altri, abbiamo soccorso i superstiti e salvato vite umane. Con la fermezza, una fermezza preventiva il nostro governo ha già salvato, senza alcun dubbio, centinaia di vite. Ha applicato una fermezza che è profondamente umana”.



Da Oltretevere è giunto il monito di monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti, il quale ha chiesto di “rispettare sempre i diritti dei migranti, senza chiudersi all’egoismo”, il quale ricorda anche che “c’è un diritto umano ad essere accolti e soccorsi”. “Il nostro Pontificio Consiglio – conclude Vegliò – è addolorato per il continuo ripetersi di queste tragedie e riafferma quanto detto dal Santo Padre nella Caritas in veritate: che “ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”.



Il Codacons intanto ha presentato una denuncia alla Procura di Agrigento. Nel testo dell’esposto avviato dall’associazione di Carlo Renzi (presidente Codacons) si legge: “nei giorni scorsi 73 immigrati eritrei sono morti per cause misteriose. Alcuni di loro sopravvissuti hanno dichiarato che lo Stato Maltese avrebbe omesso di dare loro assistenza, mentre i portavoce di tale Stato smentiscono ma ammettono di avere incrociato e fatto proseguire una imbarcazione che li conteneva, ciò nonostante fosse ovvio l’obbligo di assistenza e di traino nel più vicino porto, anche se essi avessero preferito prendere altra destinazione”. E’ ovvio, infatti -sottolinea la denuncia- che la volontà di naufraghi non forniti delle necessarie attrezzature di navigazione e di sussistenza né di documenti validi di cittadinanza non vale nulla e l’imbarcazione, a tutta evidenza corpo di reato di immigrazione clandestina doveva, si ripete doveva, essere sequestrata e trainata nel più vicino porto maltese”. Da qui la richiesta alla procura agrigentina di “avviare una obbligatoria azione penale diretta ad accertare se e quale paese abbia omesso i propri doveri di solidarietà umana e di assistenza”.