Il Corriere della Sera ha fatto un mezzo passo indietro ieri, riguardo la sentenza del Tar Lazio sull’atto di indirizzo del Ministro Sacconi che vietava la sospensione di alimentazione e idratazione ai disabili, emanato durante la vicenda di Eluana Englaro.

Il quotidiano milanese ha interpellato Linda Sandulli, relatore ed estensore della sentenza del Tar, per chiarire i termini della questione: l’atto di indirizzo del Ministro rimane valido, il ricorso dell’Associazione di area radicale, che ne aveva chiesto l’annullamento, è stato rigettato, perché il Tribunale Amministrativo ha dichiarato di non essere legittimato a pronunciarsi in merito.



Un mezzo passo indietro, dicevamo, perché le prime notizie divulgate dalla gran parte dei media facevano capire l’esatto contrario: “Il Tar, accogliendo un ricorso del Movimento difesa dei cittadini all’ordinanza Sacconi emanata nei giorni del caso Eluana, boccia di fatto il ddl Calabrò”, era il commento su La Stampa. “Il Tar del Lazio – accogliendo un ricorso del Movimento difesa dei Cittadini all’ordinanza Sacconi emanata lo scorso anno, nei giorni del caso Eluana – boccia di fatto la legge sul testamento biologico”, faceva eco Repubblica.



Ma il ricorso, dicevamo, era stato respinto, perché i giudici amministrativi avevano dichiarato di non essere competenti ad esprimersi in materia: come mai tanta confusione? Il motivo è innanzitutto il modo in cui la sentenza è stata costruita: i giudici amministrativi hanno scritto di non avere titolo a giudicare solo alla fine, dopo tredici cartelle nelle quali, invece, sono entrati abbondantemente nel merito dell’atto di indirizzo di Sacconi, esprimendosi contrariamente.

In altre parole, anziché verificare innanzitutto la propria legittimità a esaminare il ricorso, i giudici sono prima entrati nel merito, per poi concludere alla fine di non avere competenza a farlo. Così facendo, hanno messo per iscritto tutte le loro considerazioni contrarie all’atto di indirizzo di Sacconi, considerazioni che a questo punto sono solo personali e non hanno alcun peso giuridico, ma che sono state ampiamente riprese dalla stampa, che non sempre si è “accorta” che il ricorso era stato respinto.



Sarebbe interessante capire fino a che punto si è trattato di superficialità da parte dei giornalisti nel leggere una sentenza formulata in modo inusuale, e dove invece è iniziata la malafede nel diffondere le notizie: ad essere maliziosi, si può notare che le testate che hanno equivocato la sentenza del Tar sono le stesse che si sono battute per la sospensione di alimentazione e idratazione di Eluana Englaro, e che si oppongono al testo di legge Calabrò.

Le proteste dei politici sono state le logica conseguenza della faccenda: dei giudici – oltretutto amministrativi – sono entrati nel merito di una vicenda della quale loro stessi si erano definiti non competenti a giudicare. Un intervento improprio e inopportuno, visto che è proprio il divieto o meno di sospensione di alimentazione e idratazione il cuore dello scontro politico sul disegno di legge sul fine vita: è bene ricordare che di questa legge la politica si è dovuta occupare proprio a seguito del pesante intervento della magistratura che ha portato alla tragedia di Eluana Englaro, una legge necessaria per evitare che fatti del genere si ripetano.

L’Associazione Nazionale dei Magistrati Amministrativi, comunque, di cui la stessa Linda Sandulli è Presidente, sabato scorso ha diffuso un duro comunicato di protesta, nel quale si definivano “inaccettabili” le critiche arrivate da parlamentari di sinistra e di destra sulla sentenza.

Quindi la persona che ha strutturato la sentenza in modo insolito, esprimendo giudizi su alimentazione e idratazione e dichiarando subito dopo di non essere legittimata a farlo, e quindi facilitando l’incomprensione e gli equivoci, ha poi criticato, mediante l’associazione che presiede, i politici che l’avevano contestata, e, allo stesso tempo, nell’intervista al Corriere, ha anche attaccato gli stessi giornalisti: “Credo che su tutto questo ci sia stata una pessima informazione”, ha dichiarato.

Troppe parti in commedia, non credete?

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