Continua la tempesta che ha investito il direttore di Avvenire, Dino Boffo. Non entra nei dettagli Giulio Sapelli, ma è convinto che le vicende al centro delle quali si trova Boffo, esattamente come quelle che hanno riguardato Silvio Berlusconi, altro non siano che l’esito di una lotta senza quartiere per il potere. E fuori ormai dalle regole non scritte della politica.
A proposito della vicenda Boffo, in un’intervista a Repubblica Giorgio Vittadini ha criticato «l’assoluta mancanza di rispetto per la persona, ridotta a pretesto per una lotta politica».
Lotta politica? In Italia non vedo più politica, se politica significa avere un’ispirazione ideale, ma lotta senza quartiere tra persone, di destra di centro o di sinistra. Una lotta di puro potere personale. Da questa forma di lotta weberiana per il potere non può venire altro che questo. Perché non si può parlare di nichilismo – non sono naturalmente solo io a farlo – e poi non fare i conti col nichilismo com’è nella realtà.
Dove tracciamo il confine tra pubblico e privato?
Subiamo uno dei frutti velenosi della mala pianta del ’68. Qual era lo slogan? Il privato è pubblico. No. Una delle cose che caratterizza la civilizzazione è proprio la distinzione tra sfera privata e sfera pubblica.
Anche per un politico?
Per un politico e per un direttore di giornale. Di quel che fanno risponderanno davanti a Dio, se sono credenti. L’importante è che un politico non menta. L’America ce lo insegna: non ha condannato Clinton per i rapporti con la Lewinski, ma perché ha mentito. La sfera privata però deve essere separata dalla sfera pubblica, altrimenti reintroduciamo il principio di uno stato etico. Anzi, probabilmente è proprio quello che stiamo facendo. Senza passare per le ideologie totalitarie, ma per il nichilismo oggi dominante.
Uno stato etico governato dalla fine della distinzione tra la sfera privata e la sfera pubblica?
Sì. Ho un’amante? Non credo che i cittadini mi votino, o non mi votino, per questo. Io posso personalmente preferire e votare un uomo che non è divorziato: mia madre non avrebbe mai votato per Berlusconi, perché è divorziato. Ma per lo stesso motivo non avrebbe mai votato per Casini. Questo però non diventava per mia madre un argomento della sfera pubblica; restava nella sfera privata.
Stiamo assistendo a uno scontro al calor bianco che coinvolge i giornali e i rispettivi direttori. Che impressione le fa?
Che ci sia una caduta verticale della qualità della stampa. Siamo dominati da una società dello spettacolo, che riguarda tutti coloro che hanno una visibilità pubblica, e non appena una funzione pubblica. Una società incentrata sul sesso, sul denaro e la fama. Non parlo del cosiddetto mondo dello spettacolo, di attori, attrici e calciatori, ma della “società dello spettacolo” di Guy Debord, la vecchia chiave di lettura fatta propria dai cosiddetti situazionisti negli anni ’60.
E cioè?
Che il mondo si sarebbe avviato verso l’essere un “metamondo”, cioè un mondo che vive solo delle immagini si riflettono nei media. Una teoria significativa, ma con un errore: non aveva previsto l’aspetto nichilistico contenuto invece nel mondo attuale. E infatti sesso, denaro e fama sono oggi l’essenza del nichilismo.
E chi sarebbero i suoi rappresentanti?
L’esempio principe di questo nichilismo della società spettacolo è Repubblica. Ma non è l’unica.
Che valutazione dà delle ultime vicende accadute?
Guardi, gli amici de ilsussidiario.net mi conoscono e sanno che non sono un complottista, ho una formazione economica e questo mi basta per dire che molto spesso i fenomeni sono frutto del caso. Però in questo caso ho qualche dubbio. Tutto è partito dallo scandalo di Berlusconi, ma partendo da Berlusconi si è arrivati a Boffo. È un fatto che quando si innescano certe reazioni le conseguenze sono imprevedibili ma a qualcosa portano. Secondo me c’è una parte del sistema istituzionale internazionale che si sta muovendo contro Berlusconi. Ed è questo che rende più preoccupante il tutto.
Lo pensa davvero?
Sì. Anche se non dimentico che il primo giustizialista è stato proprio Berlusconi. Quando ci fu Tangentopoli chi fece a Di Pietro la proposta di fare il ministro dell’Interno? Di chi erano le televisioni che puntavano l’obiettivo sul mio amico Enzo Carra in manette? Chi aveva la telecamera aperta tutto il giorno davanti al palazzo di giustizia? Dietro quel picconare non c’erano solo forze italiane, ma anche forze straniere. Ricordiamoci sempre che l’Italia è un paese a sovranità limitata.
Ancora oggi?
Siamo nel mezzo del Mediterraneo, c’è il fondamentalismo islamico alle porte, c’è il petrolio, ci sono i flussi migratori, c’è la ripresa di un confronto con la Russia. L’Italia continua ad essere un paese ad alta sensibilità strategica.