Con un blitz, il Senato ha approvato giovedì l’articolo 38 della legge comunitaria in materia di caccia, assieme ad un emendamento presentato all’ultimo momento che concede a Regioni e Province autonome ampie deroghe sui tempi della stagione venatoria dell’avifauna. Oggi si può sparare ai volatili cinque mesi l’anno, dal 1 settembre al 31 gennaio. Con la nuova legge, (se passa alla Camera), diventerà possibile sparare, praticamente, tutto l’anno. Il testo iniziale della legge recepiva alcune norme di Bruxelles. L’emendamento scompagina le carte in tavola. La manovra ha provocato, oltre al levar di scudi delle associazioni ambientalistiche, tafferugli interni alla maggioranza. Abbiamo chiesto all’onorevole Ermete Realacci di commentare l’accaduto.



Senza il famigerato emendamento, il testo sarebbe stato recettivo delle istanze europee?

Come è noto sono in corso, da parte dell’Unione Europea, procedure di infrazione nei nostri confronti, a proposito dei limiti posti alla stagione venatoria. Il testo originale, in parte, mitigava la situazione. Con il testo approvato in Senato si riaprirà un contenzioso. Queste accelerazioni che si ripetono periodicamente, spesso per scopi elettorali, hanno tra le vittime principali i cacciatori.



Cosa intende?

Siccome la maggior parte dell’opinione pubblica, istintivamente, è contro di loro, atti di arroganza come quello del Senato, nel tentativo di attirare le simpatie delle frange più estremiste del mondo venatorio, gettano una luce sinistra su tutti i cacciatori.

Si spieghi meglio

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Per intenderci: in Toscana, ad esempio, le squadre dei cinghialai rappresentano un pezzo di tenuta sociale del territori. Si tratta di decine di persone organizzate, molto attente al territorio, che puliscono i boschi e svolgono un’attività che alimenta la vita della comunità. In molti casi ci si trova di fronte a situazioni in cui, se venisse eliminata del tutto la caccia, ci sarebbero problemi molto seri. Gli stessi problemi determinati da un caccia senza regole. La cultura che sta dietro a quell’emendamento, condurrà proprio a questo genere di situazione scriteriata. Come è già accaduto in passato.



In quali casi?

Ne cito uno: il cinghiale maremmano, una specie dalle dimensioni contenute, che non proliferava assiduamente, è stato cacciato senza criterio e senza che fossero stati posti dei limiti. Ad un certo punto, è stato necessario ripopolare i boschi della Maremma. Ma questo è stato fatto con una specie di cinghiale molto più grande, che fa molti più figli ed è più invasiva. Questo sta creando parecchi problemi ai campi coltivati dei contadini.

Ora che la legge è stata approvata in Senato, quali sono le sue previsioni circa il voto alla Camera?

 

Credo che accadrà, come già è capitato in passato, che il testo, una volta arrivato alla Camera non passerà. Lì esiste una sensibilità più accentuata sui temi legati all’ambiente. O, di sicuro, meno anti-ambientalista di quella del Senato. Dove, recentemente, è stata approvata una mozione negazionista sui mutamenti climatici. Cosa che non sarebbe accaduta neanche nell’America di Bush…


Qual’è il suo giudizio sulla gestione della manovra da parte del governo? 


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Molti parlamentari del centrodestra, oltre ad alcuni ministri come la Prestigiacomo o la Brambilla, si sono opposti alla legge emendata. Credo che un governo che lasci passare in questa maniera un testo simile, senza accorgersi delle contrapposizioni che si vengono a creare all’interno della sua stessa maggioranza, rifletta un atteggiamento, quantomeno, un po’ sciatto.

 

Quale dovrebbe essere il senso del «blitz» in Senato? Perché si concede a Regioni e Province autonome il potere di modificare la stagione venatoria solo per quanto riguarda l’avifauna?

 

Per futili motivi elettorali. Il perché venga dato l’ok alla caccia sconsiderata nei confronti dei volatili e non dei mammiferi mi sfugge. Credo che alcuni abbiano pensato di ottenere qualche preferenza in più facendo leva sui cacciatori più "assatanati". Ma la manovra, complessivamente, toglierà voti alla coalizione. Ripeto: il sentimento comune è contro la caccia. Si è trattato di un’estrema mancanza di buon senso.

In cosa dovrebbe consistere, in questo caso, il buon senso?

La selvaggina è un patrimonio comune. E’ necessario conciliare le passioni personali con gli interessi collettivi. Con l’approvazione del testo in Senato si va nella direzione contraria, si danneggia l’equilibrio generale. Siamo scaduti nel ridicolo. Immaginiamo di chiedere ad una famiglia a caso se la caccia vada regolata oppure no? La risposta mi sembra ovvia…
Si è dato spazio, inoltre, a un tipo di cacciatore che non ha alcun legame con il territorio in cui caccia. Anziché collocare una domanda dentro un quadro di interesse comune si sono inseguite piccole schegge di corporazionismo.

Quali conseguenze potrebbero verificarsi a livello ambientale?

 

Con quel meccanismo può accadere di tutto. I limiti di caccia non sono istituiti a caso. Si è sempre cercato, ad esempio, di fare in modo che il periodo venatorio non coincidesse con i periodi in cui gli animali si riproducono. Allargare le maglie a dismisura, può danneggiare la bio-diversità a livelli impensabili. Come diceva Paul Valéry, "date piena libertà ai lupi, e sarà decretata la strage degli agnelli".