LO SCONTRO TRA FINIANI E BERLUSCONIANI CONTINUA: LEGGE ELETTORALE, GIUSTIZIA, RAI E “MANI LIBERE” ALLE AMMINISTRATIVE – Dopo l’accordo raggiunto tra futuristi e pidiellini sulle presidenze delle commissioni parlamentari, lo scontro tra le due fazioni del centrodestra si sposta: legge elettorale, giustizia, amministrative, Rai, università.
COMMISSIONI – A riaccendere la polemica, proprio sulle commissioni è l’on. Bocchino: «Certo che la strategia di Berlusconi è stata proprio fallimentare. Aveva due obiettivi: fare fuori la Bongiorno e Bocchino. Li ha falliti entrambi». Immediata la replica di Bondi: «Possibile che di fronte ad ogni segnale di buona volontà, di fronte ad ogni posizione responsabile, di fronte alla disponibilità più volte manifestata dal Pdl di individuare una strada, un’intesa che permetta la realizzazione del programma di governo e di completare la legislatura, anche sulla base della fiducia votata dal Parlamento, da parte di Bocchino e sorprendentemente anche da parte del presidente della Camera giungano sempre risposte negative, perfino irridenti e provocatorie?».
“MANI LIBERE” ALLE AMMINISTRATIVE – A migliorare il clima non aiutano le indiscrezioni filtrate da un incontro di Fini con gli europarlamentari di Fli a Montecitorio, secondo le quali sarebbe pronta un’intesa con l’opposizione su una legge elettorale che restituisca agli elettori il potere di scelta. Non solo, si sarebbe addirittura parlato di “mani libere” nelle alleanze e nelle candidature per le amministrative, almeno al primo turno.
Sulle “mani libere” Umberto Bossi, leader della Lega Nord, ha commentato così: «Quando arriverà il momento ne parleremo. Bisogna aspettare fino ad allora».
LEGGE ELETTORALE – C’è poi il tema della legge elettorale. Fini ha scritto a Schifani per segnalargli la necessità di un’intesa tra i due rami del Parlamento: «Appare opportuno che, alla luce del significativo carico di lavoro che grava attualmente sulla commissiona Affari costituzionali del Senato e coerentemente con lo spirito dell’intesa già assunta all’inizio della legislatura, la priorità della trattazione della materia elettorale, non limitata alla sola legge per l’elezione del Parlamento Europeo, ma comprensiva anche delle iniziative riferite alla legge elettorale nazionale, possa essere riservata alla Camera».
L’ufficio stampa di Palazzo Madama ha reso noto che il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha risposto in data odierna alla lettera di Fini: «Il Presidente Schifani ha comunicato di ritenere opportuno che l’esame dei disegni di legge in materia elettorale debba proseguire presso la Commissione affari costituzionali del Senato. Questa, infatti, fin dal 22 dicembre 2008 ha avviato per prima la trattazione della materia su due disegni di legge di iniziativa popolare sottoscritti da diverse migliaia di cittadini, ed estendendo in seguito l’esame alle numerose proposte di iniziativa parlamentare».
La controreplica del Presidente della Camera non si è fatta attendere. Per il presidente della Camera «è ineccepibile la risposta del presidente del Senato nell’ambito del leale rapporto di collaborazione tra i due rami del Parlamento», ma «è altrettanto evidente che c’è una questione politica perchè risulta difficile pensare che il Senato manderà avanti davvero la riforma della legge elettorale».
LO SCONTRO IN LOMBARDIA – A livello locale lo scontro verte invece sulla prima visita a Milano di Gianfranco Fini nelle vesti di leader di Futuro e Libertà, fissata per il 25 ottobre. Ad accendere la miccia le parole di Urso: «Stupisce che proprio in Lombardia non sia ancora arrivato il contrordine compagni e si continui a praticare una politica di ostracismo nei confronti di Fli».
Il vicecoordinatore regionale del Pdl, Massimo Corsaro, ha subito risposto, ironizzando sul "contrordine compagni": «dopo aver abbracciato le tesi della sinistra ora Fli ha assunto anche il gergo sinistro. In Lombardia non servono terze gambe che non esistono in natura se non nelle barzellette più triviali».
«Futuro e libertà – ha ribadito Urso – è una delle tre forze politiche su cui si articola la maggioranza pienamente riconosciuta a livello nazionale. Negare l’evidenza proprio in Lombardia non giova a nessuno, anzi rischia di pregiudicare l’azione del governo e degli enti locali».
«In Lombardia Futuro e Libertà – ha sentenziato Romano La Russa, assessore lombardo del Pdl e fratello del ministro – non esiste, è solo nella testa di alcuni esponenti come Giampaolo Landi di Chiavenna e Cristiana Muscardini che evidentemente stanno vivendo un’isterica crisi di identità, visto che non hanno più una casa sicura nella quale ripararsi».