Il ministro Alfano ha presentato il testo della “riforma costituzionale della giustizia” a Napolitano, a Fini e Schifani. Si tratta di un testo con ancora aperte possibili modifiche. Si tratta di circa dodici capitoli dove si fa riferimento a proposte analoghe di D’Alema e Boato, per rendere noto che anche la sinistra voleva un “ridimensionamento dei giudici”.
In breve, la riforma Alfano prevede toghe divise, il pm privato della polizia e dell’obbligatorietà, perfino eletto dal popolo, il Csm depotenziato e messo nelle mani della politica, il Guardasigilli rafforzato e con ampi poteri. Non si chiamerà più “magistratura” ma “giustizia”: “Le norme riguardano non solo l’ordine giudiziario, inteso come corporazione, ma un bene essenziale per la vita dei cittadini e per la nazione”. Le carriere dei magistrati saranno separate: “La posizione costituzionale del giudice è differenziata da quella del pm: il primo è definito come un “potere” dello Stato; il secondo come un ufficio regolato dalle leggi dell’ordinamento giudiziario”.
I Csm saranno due, presieduti dal capo dello stato: "Continueranno a occuparsi delle assunzioni, dei trasferimenti, delle promozioni". E "verrà affermata la natura amministrativa degli atti consiliari, il divieto di adottare atti di indirizzo politico e quello di esercitare attività diverse da quelle previste dalla Costituzione. Sarà regolamentata l’emanazione di pareri sui ddl, che i Consigli potranno esprimere solo quando ne venga fatta formale richiesta dal ministro della Giustizia ".
Il guardasigilli: Il ministro "riferirà annualmente alle Camere sullo stato della giustizia, sull’esercizio dell’azione penale, sull’uso dei mezzi d’indagine". Al Csm "potrà presentare proposte e richieste". Verrà "costituzionalizzata la sua funzione ispettiva". "Concorrerà alla formazione dei giudici e dei pm". Elezione dei pm: "La partecipazione del popolo all’amministrazione della giustizia", per cui sarà prevista "la nomina elettiva di magistrati onorari per le funzioni di pm".