Il premier nel corso di una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi ha illustrato l’orientamento del governo sui 5 punti del programma sul quale è stata votata la fiducia.
L’attuazione pratica del federalismo fiscale diventerà realtà a breve. Passerà da un unico decreto legislativo, articolato in 27 punti, che il Consiglio dei ministri in programma domani alle 8,30 approverà. Dopo di che, il passaggio in parlamento. E, calcolando i tempi medi dei dibattiti, Camera e Senato lo voteranno entro marzo. Lo ha spiegato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi per illustrare come il governo intenda muoversi sui 5 punti programmatici sui quali è stata votata la fiducia.
Per portare a termine i 5 punti nel minor tempo possibile, il premier ha spiegato che saranno accelerati i lavori del governo: un Consiglio dei ministri a settimana. Dall’approvazione e applicazione dei 5 punti, infatti, ha sottolineato che dipende la durata del governo.
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Nel merito dei contenuti del programma, poi, Berlusconi ha dichiarato che la pressione fiscale «è destinata progressivamente a diminuire» e che tale riduzione «inizierà con il quoziente familiare per far sì che i capi famiglia paghino meno tasse rispetto ai single. Poi ci sarà la riduzione dell’Irap soprattutto per le piccole e medie imprese».
Altro tema scottante, la riforma della giustizia. «Il secondo Cdm riguarderà il capitolo della giustizia, non sarà la prossima settimana ma quella successiva, e sarà seguito da quello sulla sicurezza e immigrazione, da quello sul Sud in una città del Mezzogiorno e infine quello sulla riforma tributaria»
A proposito del vociferare su imminenti elezioni, ha rassicurato, smentendo l’ipotesi. «Sono sempre stato convinto – ha detto – che non si dovesse andare alle elezioni e che queste sarebbero state un grosso guaio».
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E, circa il fatto che Bossi, il suo migliore alleato, non sembra dello stesso parere, ha commentato: «Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi. Io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo». Non solo. Il premier si è dichiarato tranquillo anche sulla lealtà dei finiani. «Sono assolutamente sereno, basta parlare con deputati e senatori: non c’è nessuno che ha voglia di andare a casa». Secondo il capo del governo, «un numero importante di persone che sono state messe in lista da Gianfranco Fini e che hanno ritenuto di seguirlo, per nulla al mondo farebbero mancare il loro voto a questo governo e a questa maggioranza».