I cinque punti del Governo cominciano a prendere corpo. Oggi, un Consiglio dei ministri anticipato, per impegni internazionali del ministro Giulio Tremonti e del presidente Silvio Berlusconi, approva il federalismo fiscale, con un solo decreto legislativo, non più tre, come si pensava.
Luca Antonini commenta con soddisfazione questo passaggio. Antonini è vicepresidente della Fondazione per la Sussidiarietà e presidente della COPAFF, la Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale.
Spiega Luca Antonini: “Questo è un passaggio importante per razionalizzare un sistema che, per effetto della riforma del titolo V della Costituzione, si era sviluppato come un albero storto. Credo che, con l’approvazione di questo unico decreto, l’albero si raddrizzerà”.
Ci può spiegare, a grandi linee, che cosa accadrà esattamente?
Andiamo con ordine. Abbiamo avuto un incontro con le Regioni e abbiamo proposto una compartecipazione Irpef che avrebbe sostituito in parte l’attuale compartecipazione all’Iva che raggiunge oggi il 44,7%. Questo avrebbe garantito una maggiore tracciabilità ed evidenza al cittadino delle risorse che vanno a finanziare la spesa sanitaria. La cosa non è piaciuta alle Regioni, che hanno sollevato una serie di obiezioni. Abbiamo cambiato strada, ma mantenendo sempre la bussola sulla necessità del decentramento e della responsabilizzazione delle Regioni e degli enti locali.
In che modo?
Dal 2013 si rinforzerà l’addizionale Irpef dell’ammontare corrispondente ai trasferimenti statali soppressi. E nello stesso tempo verrà ridotta l’Irpef statale. Lo spostamento dall’Irpef nazionale a quella regionale porta inevitabilmente a una responsabilizzazione maggiore da parte delle Regioni. Viene attuata quella che tecnicamente si chiama responsabilità marginale. In più si prevede di sopprimere per le Regioni la compartecipazione all’accisa sulla benzina.
Un nuovo impianto di contribuzione ma anche una riforma che appare costituzionale per il nuovo rapporto che si stabilisce tra cittadini e istituzioni. Ma ci sarà bisogno di scadenze, di passi ben calibrati e di chiarezza?
Per quanto riguarda la questione dei trasferimenti statali si va al 2012, così come per la compartecipazione all’accisa della benzina. Nel 2013 si farà un salto di qualità con i costi standard della sanità, un’operazione di grande chiarezza, di grande trasparenza che potrà avere un effetto deterrente sugli sprechi molto forte.
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In che cosa consistono questi costi standard della sanità?
È stato individuato un meccanismo. Saranno prese cinque Regioni in equilibrio economico e che hanno superato la verifica di qualità del ministero della Sanità. Di queste la conferenza Stato-Regioni ne selezionerà tre. I parametri che emergeranno nella prima Regione si applicheranno a tutte le Regioni italiane. Ipotizzando che la prima sia la Lombardia, tutte le regioni avranno uguali servizi. Insomma formiamo un benchmark, un punto di riferimento per una misurazione. Detto questo vorrei aggiungere che si tratta anche di instaurare un federalismo veramente solidale, per l’uguaglianza di servizi che si offre a tutti i cittadini italiani.
Ci sono altre innovazioni interessanti in questo decreto?
Certo. Innanzitutto si afferma un principio di territorialità sull’Iva. In questo momento la contribuzione statale avviene sulla base dei dati Istat. Quindi se l’Istat registra consumi e l’Iva non viene pagata, il contributo scatta lo stesso. Con il decreto, dal 2013, l’Iva viene calcolata secondo quanto viene riscosso effettivamente sul territorio. È il principio della territorialità, è un principio democratico e di responsabilità, che avvicina i cittadini ai loro enti locali, ai governi periferici che potranno concorrere al recupero dell’evasione. Per affinare i meccanismi di territorializzazione ci vogliono due anni di tempo in modo da perfezionare le indicazioni del quadro “VT” già presente nelle dichiarazioni fiscali.
Altre innovazioni?
Va considerata la possibilità di azzerare l’Irap in regioni che si dimostrano virtuose. Poi la detraibilità di buoni e voucher, che rappresenta un tappa fondamentale di attuazione della sussidiarietà fiscale. E poi si sono anche messi dei paletti.
Quali esattamente?
Gli eventuali aumenti dell’addizionale Irpef devono salvaguardare i redditi bassi e i lavoratori dipendenti. Insomma un impianto nuovo che dovrebbe dare garanzie. Ma quello che mi piacerebbe sottolineare è che si mette in moto un meccanismo che spinge alla concorrenza le Regioni a ribassare le tasse. E nello stesso tempo si mettono i cittadini in condizione di controllare meglio la destinazione dei loro soldi. Un passo verso un sistema più democratico ed efficiente.
(Gianluigi Da Rold)