GIANFRANCO FINI – TEATRO ADRIANO: Gianfranco Fini torna a pungolare Silvio Berlusconi e, a proposito del recente “scandalo Ruby” per la prima volta apre all’ipotesi delle dimissioni del premier. L’occasione ghiotta è data dalla convention dei circoli romani di Futuro e Libertà al teatro Adriano di Roma.



«C’è un paese fermo e dilaniato da mille polemiche – dice il leader di Fli -. Quello che ha detto la Marcegaglia è vero. Non si può continuare con le barricate, vanno cercate, sulla base di valori condivisi le risposte ai tanti problemi. Dobbiamo indicare i settori in cui investire assumendosi la responsabilità davanti agli italiani, oltre il doveroso controllo dei conti pubblici. Possiamo essere competitivi con paesi come la Cina solo con la qualità del prodotto e dell’impresa».



Il Presidente della Camera torna poi a criticare il Pdl con alcuni argomenti che già avevano segnato la Direzione Nazionale: «Il Pdl al Nord è la fotocopia della Lega e tra la fotocopia e l’originale, gli elettori sceglieranno sempre l’originale. Possibile che l’Italia non riesca a trovare risorse che al contrario saltano fuori quando la Lega batte i pugni sul tavolo per difendere 200 ultrà delle quote latte».

Il leader dei futuristi arriva poi al punto più caldo: «Mi auguro che la vicenda Ruby non sia accaduta così come è stata raccontato, perché altrimenti non sarebbe più una questione soltanto privata». E sulle presunte pressioni del premier Silvio Berlusconi a favore della giovane marocchina fermata dalla questura di Milano Fini ipotizza un “passo indietro” se le voci trovassero conferma: «Se quell’intervento c’è stato, e uso il condizionale, e se è vero che è stato detto che quella signorina era parente di un capo di Stato, dimostrerebbe che c’è stata una certa disinvoltura e malcostume nell’uso privato di incarico pubblico. Mi rendo conto che l’immagine dell’Italia nel mondo è sconfortante anche per questa vicenda. Ero a Berlino quando è scoppiata la nota vicenda  immaginate voi i commenti…».



Dopo la stoccata il leader di Fli passa poi al nodo giustizia: «Sono passati due anni e mezzo di legislatura, ma c’era qualcuno che lo diceva dall’inizio che il cosiddetto Lodo Alfano bisognava farlo costituzionale. Dopo due anni e mezzo, almeno questo, mi sarà riconosciuto».

Le reazioni del Pdl alle parole di Fini non si sono fatte attendere. Il vice presidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl) risponde così: «Più degli imbarazzi sul caso Ruby, che non meritano commenti, se fossi nel presidente Fini ripenserei a quanto gravi sono per la democrazia del Paese le parole pronunciate stamani sull’interdizione che Fli farà alle leggi “a favore del premier”».

«Non condivido la sua linea ma un leader politico ha tutto il diritto di decidere la strategia del partito. Fini però dimentica il ruolo istituzionale che ricopre. Come si comporterà quando queste leggi, che lui ritiene a favore del premier, arriveranno alla Camera? Anche lui, come il suo gruppo, farà interdizione? Il presidente non può in nessun modo condizionare i lavori del Parlamento a suo piacimento. Ma Fini, con le sue parole di oggi, sembra intenzionato a percorrere questa strada. Perchè nessuno, a sinistra, si indigna? La democrazia non può essere difesa a corrente alternata».

Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, invita invece l’ex leader di Alleanza Nazionale alla coerenza: «Mi aspetto che Fini dia coerenza alle sue parole e, quindi, stacchi la spina per aprire una fase diversa. Ma non mi rivolgo solo a lui, ma anche alla Lega».

«Se vengono i fatti, e cioè questo governo dichiara la sua crisi e Berlusconi si dimette, noi siamo pronti a un breve governo di transizione per fare la legge elettorale, affrontare una o due questioni di emergenza di questo Paese e poi andare al voto sulla base di nuovi progetti da presentare agli italiani, perchè così non si può andare avanti».