Nel corso della puntata di ieri di Otto e mezzo è stato dato spazio all’ipotesi di successione di Silvio, in politica, da parte della figlia Marina Berlusconi.
Ma allora, Marina Berlusconi scenderà in campo come il padre? Vedremo Per ora, l’unica cosa certa sono le smentite di rito della diretta interessata. Sta di fatto che, nella puntata di ieri di Otto e mezzo, nel corso della rubrica “Il Punto di Paolo Pagliaro”, l’ipotesi ha assunto connotati tutt’altro che fantasiosi. «Matteo campi scrive sul Riformista – dice Pagliaro – che la costruzione pubblica di Marina Berlusconi alla stregua di un leader politico, potenzialmente destinata a prendere il posto del padre, è cominciata da un pezzo e con modalità, per così dire, scientifiche». Si è iniziato con i « giornali popolari e d’intrattenimento di proprietà della famiglia Berlusconi che hanno preso a descrivere Marina con toni encomiastici, esaltandone la bellezza, l’intelligenza e il carattere di ferro». Poi si è passato alla stampa quotidiana, «con interviste mirate e interventi più direttamente politici, tesi anch’essi a mostrarne le capacità di guida, la serietà e la determinazione». Tutto ciò, ovviamente, non è inedito. Il copione è già stato sperimentato da Silvio. Del resto, «per chi immagina lo stato come un’azienda di grandi dimensioni nulla è più naturale che pensare alla successione tutta giocata in famiglia». Di sicuro, l’Italia non rappresenta una particolare eccezione nell’ambito delle democrazie occidentali. «Le soluzioni oligarchico familiari sono riscontrabili anche in altre democrazie. Grandi dinastie come i Kennedy, i Bush e i Clinton, hanno segnato la recente storia americana, in Argentina le mogli hanno sovente affiancato i mariti al potere. In Polonia, per anni hanno governato due gemelli, il socialismo francese è un affare di famiglia», dice Pagliaro. «L’unica osservazione – conclude – può riguardare il senso della misura. I Clinton e i Bush si sono limitati a intestarsi un ventennio…»
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