Il governatore della regione Sicilia ha indetto oggi una conferenza stampa per rispondere alle accuse scaturite dall’inchiesta di Catania in cui è coinvolto. «Non ho mai preso soldi dalla mafia per finanziare una campagna elettorale. La mafia i soldi li prende, non li dà» ha detto.
Lombardo ha negato di aver avuto alcun contatto con il boss mafioso Rosario Di Dio. Al boss catanese, secondo alcune voci, il politico avrebbe chiesto aiuto per la sua campagna elettorale. «Per quanto riguarda Di Dio – afferma – è un consigliere comunale e assessore, per qualche mese sindaco del Comune di Castel di Iudica in provincia di Catania a cavallo tra il ’91 e il ’92. Lo incontro in quanto assessore agli Enti Locali e come altri sindaci veniva a sollecitare misure per lo sblocco di concorsi fermi da 5-6 anni. Certamente conobbi in quelle settimane in relazione a questo fatto il signor di Di Dio. A casa sua? Non no nemmeno dove abita. Perché avrei dovuto andarci a casa?».
Lombardo ha poi detto: «Di Dio diventa titolare di un distributore sulla Catania-Gela, molto frequentato perché c’è anche un bar aperto 24 ore su 24. Lì ho incontrato spesso chi stava alla cassa, quando pagavo il caffè. Compreso Di Dio». Per il politico si tratta di un processo mediatico: «In questa inchiesta ci sono capi di Cosa Nostra, loro adepti, c’è di tutto ma il condannato è il presidente della Regione. Non c’è stata nessuna sentenza definitiva, la pubblica accusa ha detto che non c’è nessuna iniziativa processuale rispetto a intercettazioni, chiacchiere, persone che chiacchierano. Questa sentenza non la emette la Cassazione, né la Corte di appello, né la pubblica accusa, e però c’è un’informativa di polizia giudiziaria sulla cui base inizia un processo mediatico, su cui si impegnano i giornali e i mezzi di comunicazione, come il Tg1 che mi ha dedicato cinque servizi in 10 giorni, o i settimanali».