La Direzione Nazionale del Pdl di ieri sembra riconsegnare nelle mani di Gianfranco Fini il famoso “cerino” che, secondo i commentatori, potrebbe dare alle fiamme la maggioranza. Silvio Berlusconi, infatti, alla vigilia della convention in cui Fli diventerà un nuovo partito, ha rivolto ai finiani un invito chiaro: «Se Futuro e libertà ritiene esaurita l’esperienza di questo governo e non intende andare avanti, lo deve dire con chiarezza e subito. Noi siamo pronti a raccogliere la sfida e ad andare subito alle urne. Ma se così non è cessino le polemiche e si interrompa la strategia di logoramento del governo».



Nonostante le voci di una trattativa in corso per far incontrare i due cofondatori del Pdl, dalle parti di Fli si è riscontrata fin da subito una certa freddezza riguardo al discorso del Presidente del Consiglio. “Deludente” e “tardivo”, lo avrebbe definito il Presidente della Camera, secondo quando è stato lasciato trapelare. «Berlusconi può usare questi toni perentori nel suo partito – dice invece Carmelo Briguglio a IlSussidiario.net -. Futuro e Libertà ha però un suo percorso autonomo e valuterà collegialmente cosa fare. L’ultima parola l’avrà comunque Fini, domenica a Perugia».

L’opposizione torna a chiedere che stacchiate la spina…



Non tocca a me anticipare le decisioni del nostro leader. Di certo quella di sabato e domenica non sarà una passerella, ma una vera e propria assemblea politica, la prima grande occasione che il popolo di Futuro e Libertà ha di trovarsi assieme e prendere decisioni molto impegnative. D’altronde siamo a un punto di svolta della politica italiana.

Si riferisce agli ultimi scandali che hanno colpito il governo?

Sono fatti che non possono lasciare indifferenti e che hanno fatto perdere dignità istituzionale al Paese e rispetto internazionale al governo. La vicenda Ruby mi sembra un segno evidente della crisi politica di Berlusconi e di questo centrodestra.

Continuate a ritenere che un “passo indietro” del premier sia un’ipotesi da valutare attentamente?



Lo aveva già detto Fini, non posso che riconoscermi nel suo pensiero.

E quella di un vostro “appoggio esterno” al governo?

È una delle ipotesi, così come rimane sul tavolo quella di un distacco più netto. D’altronde abbiamo atteso invano il rilancio dell’azione di governo sulla base dei cinque punti programmatici votati in Parlamento. Una volta ottenuta la fiducia questo governo non ha certo fatto passi avanti. 

La “tregua” invece la scarterebbe? In un passaggio del suo discorso il premier ha riconosciuto Futuro e Libertà come forza autonoma del centrodestra…

Il riconoscimento ce lo siamo guadagnati noi, non ce l’ha concesso nessuno. Per quanto riguarda la tregua non voglio dire che sia definitivamente compromessa, ma quanto accaduto in questo mese va in senso assolutamente contrario. Le faccio solo un’esempio: la riforma universitaria su cui ieri il premier è tornato a fare promesse. Se rimaniamo ai fatti, nonostante l’accordo raggiunto e il nostro importantissimo contributo, quando si è trattato di trovare le risorse, Tremonti ha opposto il suo no. Stiamo parlando di quello stesso ministro che quando la Lega mette sul tavolo provvedimenti anche discutibili i soldi li trova sempre.

Se la crisi di governo fosse inevitabile cosa sarebbe meglio per il Paese? Elezioni o governo tecnico?

Come dice la Costituzione in quel caso la decisione spetta al Capo dello Stato e la prassi costituzionale prevede il tentativo di formare un nuovo governo. È ciò a cui noi ci atterremo. Detto questo, tutti i governi sono politici e una nuova maggioranza dovrebbe comunque avere delle priorità chiare.

Quali?

Ripristinare la dignità e il prestigio delle istituzioni e tutelare l’immagine dell’Italia, ormai deteriorata. Allo stesso tempo vanno rilanciate un minimo di riforme. Inizierei dal Fisco e dalla definizione di una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti.

Cosa risponde a chi vi accusa di temere la prova del voto?

Per la verità, senza ancora aver aperto bottega, sappiamo di poter già raccogliere intorno al 7-8%. A metà gennaio a Milano ci sarà il primo congresso costituente. Sono sicuro perciò che, nel 2011, la nostra sarà una forza a due cifre in grado di affrontare qualunque prova elettorale. Del resto, è già evidente che Fli è un importante polo di attrazione. Ogni giorno amministratori e quadri dirigenti del Pdl si uniscono a noi.

Come si spiega che molti dei nuovi arrivati siano più “berlusconiani della prima ora” che ex An. A giudicare dai blog e dai commenti che si leggono la vostra base non è proprio entusiasta di questo…

Sì, ho visto. La spiegazione è comunque molto semplice. Gli ex “colonnelli” di An hanno fatto una scelta chiara al momento della rottura tra i cofondatori. Tra gli azzurri, invece, si fa strada la consapevolezza che la grande rivoluzione liberale promessa sia stata tradita. Il caso Biondi è un emblema, anche perché non ha nulla da chiedere sul piano personale.

Una volta nato il nuovo partito si riaprirà la campagna per le dimissioni di Fini dalla Presidenza della Camera?

Sfido i maggiori detrattori di Fini a trovare un solo gesto che abbia anche lontanamente scalfito la sua posizione di neutralità, di terzietà, di esecutore fedele di quanto prevede la Costituzione e i regolamenti parlamentari. Se Fini dovesse dimettersi non solo sarebbe un gesto incomprensibile, ma verrebbe meno anche un punto di riferimento istituzionale importantissimo per tutti gli italiani.

(Carlo Melato)

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