Dopo tanti pre ultimatum questa volta Gianfranco Fini sembra che abbia fatto sul serio. Per quanto sul serio si possa fare in questa fase politica caratterizzata da un caos senza precedenti.
Gianfranco Fini ha sostenuto che il governo debba mettere mano a una revisione del suo programma perché, altrimenti, i ministri e i sottosegretari appartenenti al suo governo uscirebbero dall’esecutivo. Berlusconi dovrebbe salire al Quirinale dare le dimissioni e aspettare che rifacciano un altro governo con il piccolo particolare che nel nuovo governo Berlusconi stesso, magari, non sarebbe più Presidente del Consiglio.
Riepilogando. Fini sostiene che il governo non ha fatto bene in materia economica perché, pur riconoscendo che Tremonti ha operato in modo giusto per la tenuta dei conti pubblici, quando si è trattato di tagliare lo si doveva fare in modo diverso. Va bene i tagli, ma non così. E fin qui siamo nella cosiddetta normale dialettica interna di un governo.
Poi Fini ha parlato di tutte le questioni bioetiche nelle quali ha rivendicato una maggiore laicità. Già qui inizia qualche problema, soprattutto per Fini. L’elettorato di centrodestra, per non parlare di quello di destra, su questo tipo di temi è disposto a seguire le evoluzioni dell’ex leader di An?
E siamo ancora a nulla. Fini, infatti, ha parlato anche delle questioni relative all’immigrazione portandosi su posizioni che certamente sono più condivise nell’elettorato di centrosinistra che non in quello di centrodestra. Su questo non credo che abbiano dubbi Fini e i suoi seguaci, intendendo per essi quelli che siedono comodamente negli scranni della Camera e del Senato.
Uno potrebbe legittimamente chiedersi perché siamo partiti ad analizzare questo fenomeno in un certo senso dalla fine, cioè da cosa potrebbe succedere una volta che siano sciolte e che siano indetti i comizi elettorali. Cioè si vada alle elezioni.
Siamo partiti da qui perché crediamo sommessamente che una qualche riflessione sul dopo vada fatta anche da chi è chiamato a gestire l’ora. Infatti, con un programma di questo tipo dove andrebbe Fini ad acchiappare i voti? Dentro al centrodestra deluso? Dentro quella parte di centrodestra che è più sensibile alle ragioni del centro che non della destra? O dentro quella parte di centrodestra che nutre nei confronti del Cavaliere un senso di sfiducia?
Ma la vera domanda forse è: sulla base di uno scontento abbastanza indeterminato si può costruire un progetto politico. È vero che Fini ha detto che non è contro il Pdl e contro Berlusconi, ma oltre il Pdl e Berlusconi. Ma per andare oltre intanto deve accontentarsi di essere contro e noi dubitiamo fortemente che l’elettorato di centrodestra sia in grado di digerire una strategia di questo tipo con contenuti così cangianti e dotata di dosi sia pure omeopatiche di anti-berlusconismo. Ma magari ci sbagliamo…