SENATO – IL DISCORSO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SILVIO BERLUSCONI – È appena terminato l’intervento al Senato del premier, Silvio Berlusconi, che apre la maratona parlamentare che occuperà Senato e  Camera in quello che è stato definito il “B-day”, o il “giorno della verità”.



Il governo è infatti alla prova della fiducia, anche se per conoscere il verdetto tanto atteso bisognerà aspettare il voto di domani.

Berlusconi ha iniziato il suo discorso augurandosi che “in questo particolare momento del Paese” si possa “trovare il modo di essere uniti”. “Per la seconda volta nel volgere di poche settimane – ha proseguito il premier – il Parlamento è chiamato a decidere”.



Il leader del centrodestra ha sottolineato poi il bisogno di una “continuità operativa”: “c’è bisogno di tutto tranne che di una crisi al buio senza alternative al quadro politico stabilite dagli italiani con il voto”.

“Se un governo non ha ben operato e deve lasciare deve essere il popolo a deciderlo, se questo principio viene violato si tradisce la lettera e lo spirito della Costituzione. Ecco perché la questione si pone in termini semplici e chiari: fiducia o sfiducia, crisi al buio sì o crisi al buio no”.

 

Il Presidente del Consiglio ha poi indicato il "dovere di essere costruttivi" e ha portato ad esempio la  “sfiducia costruttiva” del modello tedesco, il quale prevede che ai può cambiare un premier, provando però che un altro premier e un’altra maggioranza sono possibili. "Mi si obietterà però che la democrazia parlamentare italiana è un’altra cosa e lo farà anche chi cita spesso e volentieri questo modello".



Berlusconi ha insistito sulla cosiddetta "crisi al buio": "Comprenderei chi votasse la sfiducia per il voto o indicando un premier diverso o una maggioranza diversa. Non capisco chi vuole una crisi al buio. A chi serve? A cosa serve? A cosa mira chi la pretende? Forse spera che dalla paralisi cada il governo evitando però anche le elezioni anticipate?".

L’intervento si è poi concentrato sui rischi di una crisi in questo quadro economico e finanziario ed è tornato a lodare le misure che il governo ha preso in questo ambito durante questi anni.
"Abbiamo affrontato la crisi finanziaria con un debito pubblico imponente, il più alto tra i Paesi europei, un debito ereditato dai governi del "compromesso storico". Ma non abbiamo seguito le sirene di chi ci diceva di aumentare spesa pubblica, l’Italia non ha voluto andare in quella direzione e oggi ha un deficit pubblico italiano è tra i più bassi dei Paesi avanzati… L’Italia non è più parte dei problemi dell’Europa è diventata parte della soluzione a questi problemi".

Berlusconi ha poi rivolto un appello ai parlamentari finiani, chiedendo il motivo di una "follia politica" che aprirebbe oggi una "crisi senza soluzioni".

"Mi rivolgo a tutti i parlamentari che sono stati eletti nel 2008 con il Pdl e che hanno votato la fiducia il 29 settembre di quest’anno. Mi rivolgo in particolare a chi ha aderito ad altri gruppi parlamentari che hanno presentato una mozione di sfiducia al governo. Sono certo che nessuno di voi ha dimenticato la lunga strada percorsa insieme, dal ’94 ad oggi: le battaglie, le mete, i traguardi che sembravano irrangiungibili".

 

"Sono certo che nessuno di voi intende gettare via tutto ciò che in questi anni abbiamo  costruito: il bipolarismo, il partito dei moderati e un governo riformatore. Ciascuno di voi sa che questo governo non ha demeritato, non ha tradito gli impegni e sa che ciò che è stato fatto è stato tanto… Non è un caso se quasto governo ha un sostegno di gran lunga superiore a quello degli altri governi europei".

"Ciascuno di voi sa – ha continuato Berlusconi – che qualunque critica è possiile, ma la sfiducia al governo no, la divisione del campo dei moderati no… Tutto si può dire, ma non si può progettare un’alleanza con la sinistra, camuffata da un governo di transizione, neppure sommando grottescamente i voti sottratti al Popolo della libertà a quelli del Pd e dell’Idv. Tutto si può fare, ma non tradire il mandato degli elettori".

Se si perseguono questi obiettivi, secondo il premier, occorre tornare dagli elettori e spiegare perché si è cambiato idea, se invece la preoccupazione è reale allora l’unica strada è rinnovare la fiducia all’attuale governo.

Il voto di fiducia apre una "fase politica nuova", ha poi promesso il Presidente del Consiglio, che si è poi concentrato sulla riforma dell’università, su quella "imminente" della giustizia, sulle privatizzazioni e sulla riforma istituzionale dello Stato.

A livello istituzionale Berlusconi ha infatti aperto alla riduzione del numero dei parlamentari, al superamento del bicameralismo e alla riforma della legge elettorale. "Essa – ha precisato il Cavaliere – ha solo un limite invalicabile: la difesa del bipolarismo. Vogliamo che il cittadino conosca in anticipo il leader, il programma e la coalizione chiamati a governare".

 

Concludendo il suo intervendo il premier ha poi fatto accenno a un possibile allargamento del campo dei moderati: "L’unità dei moderati italiani è un patrimonio inestimabile e nessuno può essere così irresponsabile da distruggerlo. Non dimentichiamo che il popolo dei moderati è unito e condivide la stessa visione del lavoro, della famiglia e dell’impresa. Prima viene il popolo, solo dopo i partiti e i loro leader. Non sono i leader che scelgono il popolo".

Una volta ottenuto la fiducia secondo Berlusconi sarà possibile "ricomporre l’alleanza", "allargarla a partire da chi in Europa si richiama all’esperienza del PPE in Europa e rafforzare la squadra di governo", poiché le attuali divisioni "non sono insormontabili".

"La ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre sulla irragionevolezza e sulla irresponsabilità. Sono convinto che il bene comune prevarrà sugli egoismi interessati. Se questo non dovesse avvenire – ha concluso Berlusconi – sono certo che il popolo italiano saprà valutare con buon senso e giustizia i meriti e le responsabilità di queto governo".