C’è stata, come spesso è avvenuto tante altre volte sul tema del federalismo fiscale, molta indebita strumentalizzazione (e anche disinformazione) riguardo allo studio presentato dal Pd – e in particolare dal senatore Marco Stradiotto – diretto a mettere in evidenza le presunte sperequazioni che si determinerebbero tra i Comuni con il nuovo impianto del federalismo fiscale.



Lo studio è stato realizzato, peraltro, con simulazioni fondate sui dati forniti dalla Copaff – ovvero della Commissione che presiedo. Mi sembra quindi opportuno un chiarimento. Ci saranno dei Comuni che guadagneranno con la nuova imposta municipale e altri che perderanno. È vero. Quelli che guadagnano sono soprattutto al Nord, quelli che perdono sono soprattutto al Sud. Anche questo è vero. C’è, tuttavia, un “però”, grande come una montagna, che deve essere considerato, altrimenti – se non si spiega fino in fondo la questione – la disinformazione dei cittadini è totale.



E il “però” è questo: ci si è dimenticati di dire, nel fornire il dato, che è previsto un fondo perequativo che serve a garantire il passaggio dal vecchio sistema al nuovo. Il vecchio è un sistema dove dodici miliardi di euro di trasferimenti statali vengono assegnati in base al criterio della spesa storica, cioè in base a quel criterio per cui tanto più spendi tanto più ricevi, tanto più sei inefficiente, tanto più sei premiato. Il nuovo è un sistema semplificato, fondato non più sulla finanza derivata ma su quella autonoma, dove il demenziale criterio della spesa storica viene sostituito dal criterio del fabbisogno standard, ovvero dalla misurazione oggettiva, fatta per ciascuno degli ottomila Comuni italiani, della spesa media efficiente per erogare un servizio.



È chiaro che il meccanismo della spesa storica, introdotto negli anni Settanta e poi stratificatosi nel tempo, spesso ha premiato senza alcun criterio di merito alcuni Comuni “fortunati”, magari semplicemente perché baciati dalla fortuna di avere qualche parlamentare amico, che si sono visti attribuire risorse senza alcun nesso con l’effettiva necessità di spesa per i servizi da erogare. Il criterio della spesa storica, in questo modo, ha sistematicamente finanziato sprechi e disfunzioni. Allora la domanda vera, essenziale, è questa: non quale Comune ci perde o quale ci guadagna, ma quante risorse servono veramente a un Comune per erogare servizi efficienti ai cittadini?

Siccome si tratta delle risorse dei cittadini, che pagano imposte a Stato e Comuni, “forse” questa è la domanda opportuna e fondamentale. Questa domanda però nessuno, tra quei commentatori scandalizzati che hanno riportato i dati di Stradiotto, se l’è fatta. Se questa domanda avesse, invece, avuto spazio, ci si sarebbe resi conto che la nuova normativa prevede un fondo perequativo. Questo fondo garantirà, in ogni caso e comunque, a tutti i Comuni italiani – ricchi o poveri che siano, con tanto o poco gettito derivante dalla nuova imposta municipale – le risorse necessarie per garantire i fabbisogni standard relativi alle loro funzioni essenziali.

 

In altre parole, ci si è dimenticati di precisare che il meccanismo che determina il passaggio dal vecchio al nuovo, ovvero dalla finanza derivata all’autonomia attraverso l’operazione colossale di fiscalizzare dodici miliardi di euro di trasferimenti statali, introduce un meccanismo di perequazione, cioè di redistribuzione delle risorse per cui a ogni Comune saranno garantiti, a prescindere dai gettiti che riscuoterà con la nuova imposta, tutte le risorse necessarie per garantire lo standard di costo medio efficiente di un servizio.

 

Se per il servizio dei rifiuti si impiegano trenta volte le risorse standard, e magari la città comunque annega nei rifiuti, forse ci sarà qualcosa da rivedere, è vero. Ma questa è solidarietà: garantire a tutti le risorse per i servizi; garantire quelle per gli sprechi, per favore, non chiamiamola solidarietà. Se un Comune spreca bisogna chiamare le cose con il loro nome: in questo caso, con il nuovo meccanismo fiscale, il fondo perequativo e i fabbisogni standard sarà necessario un percorso di rientro dalla spesa inefficiente, da effettuare in un tempo ragionevole. Tutt’altra cosa quindi da quanto invece si è detto, parlando solo e banalmente di Comuni penalizzati e altri premiati dalla nuova imposta.

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