A meno di dieci giorni dal voto di fiducia al governo lo scontro tra il Presidente del Consiglio e il Terzo Polo si fa più duro. La mozione presentata da Fini, Casini e Rutelli e gli ultimi inviti del leader dell’Udc affinché Berlusconi faccia un passo indietro hanno scatenato la reazione stizzita del Cavaliere. Nonostante le polemiche, il 14 dicembre è sempre più vicino, anche se resta molto difficile prevedere cosa avverrà. «In ogni caso – dice Roberto Formigoni a IlSussidiario.net -, far cadere l’unico governo legittimato dagli elettori, in un momento di difficoltà economica e di turbolenza sui mercati, sarebbe davvero un gesto azzardato. Mi auguro che prevalga la responsabilità da parte di tutti e che il governo ottenga la fiducia. Non escluderei, tra l’altro, clamorose sorprese, nonostante la sicurezza con cui qualcuno esibisce la lista dei 317 deputati pronti a votare la sfiducia».
La mozione presentata di comune accordo da finiani e centristi ha cambiato lo scenario? Come giudica la scelta di Futuro e Libertà?
Stiamo parlando di deputati e senatori che erano stati eletti nelle liste del Pdl, a sostegno del governo. Hanno poi scelto di passare al sostegno esterno, mentre oggi decidono di schierarsi con l’opposizione. A differenza dell’Udc, che è sempre stata una forza di opposizione, la traiettoria di distacco dagli impegni assunti con gli elettori che ha compiuto Fli non può che essere condannata.
Se non ci fossero le sorprese di cui parlava prima però quali scenari si aprirebbero?
Se il governo non dovesse ottenere la fiducia seguirebbero ovviamente le dimissioni del premier. A quel punto credo che la soluzione naturale sarebbe quella delle elezioni anticipate. D’altra parte, è dal 2000 che gli italiani possono indicare sulla scheda il nome del candidato premier che preferiscono e nel 2008 gli italiani hanno scelto Silvio Berlusconi come Presidente del Consiglio. Com’è pensabile che si possa dare vita a un governo che non abbia Berlusconi premier o che Pdl e Lega vengano addirittura spedite all’opposizione? Un governo tecnico, in qualunque modo si voglia camuffarlo, metterebbe in imbarazzo lo stesso Presidente della Repubblica e non sarebbe giustificabile per le ragioni che ho spiegato.
In questo momento secondo lei il Paese può permettersi un voto anticipato?
Le elezioni avrebbero luogo certamente in un clima grave e pesante. Proprio per questo mi auguro che il governo ottenga la fiducia. Questa è la strada maestra. C’è ancora molto da fare, a cominciare, ad esempio, dal federalismo.
Qual è lo stato dell’arte della riforma federale e quali saranno le sue sorti in caso di crisi?
La realtà è che il federalismo è una costruzione complessa ed è ancora lontano dall’essere realizzato. C’è una fase necessaria della discussione tra governo e regioni che per ora è non si è potuta svolgere. La mancanza di dialogo, purtroppo, ha rallentato il processo. Anche per questo motivo spero che il 14 prevalga il senso di responsabilità e che si possa ripartire.
Si riferisce anche alla discussione sul cosiddetto “federalismo a più velocità”?
Su questo è certamente utile un chiarimento: il federalismo fiscale è a una sola velocità, è stato pensato così e non c’è nulla da temere proprio perché non lascerà indietro nessuno. Ciò che può essere a più velocità è il “federalismo devolutivo” o il cosiddetto “regionalismo differenziato”, di cui parla l’articolo 116 della Costituzione. Essendo per definizione differenziato può andare anche a venti velocità diverse e non si capisce proprio perché debba rimanere fermo. Le faccio un esempio: Regione Lombardia ha richiesto dodici nuove materie senza pretendere un euro in più. È evidente che questo non potrà causare danno a nessuno, ma che tutti ne potranno trarre vantaggio. Non possiamo però permetterci di perdere altro tempo…
Prima ha sottolineato una certa difficoltà di dialogo con il governo. La trattativa sui tagli con il ministro Tremonti, ad oggi, è aperta?
In questi giorni abbiamo finalmente ottenuto da Tremonti un incontro che chiedevamo da luglio. Abbiamo così potuto presentare un’ipotesi alternativa, il cosiddetto Lodo Colozzi. Le regioni in questo modo dimostrano di voler trovare un accordo con il governo e di voler fare la propria parte per risolvere il drammatico problema della carenza di risorse. La partita complessiva sui conti è una sfida che vogliamo vincere insieme. La soluzione che abbiamo proposto è a costo zero per il governo. Non ci resta che attendere una risposta…
Il suo invito a ripartire dalle riforme e dal senso di responsabilità è rivolto in primo luogo ai centristi, nonostante la mozione di sfiducia e le polemiche di questi giorni? Potrebbe chiarirci il recente appello che ha rivolto ai cattolici all’interno del Pdl e dell’Udc?
Il mio appello è ancora valido ed è duplice. Da una lato si rivolge ai cattolici che militano nel Pdl affinché si possa rafforzare l’azione interna al partito. Il Popolo della Libertà infatti si è dimostrato sensibile ai temi che ci sono cari, dai valori irrinunciabili della Dottrina della Chiesa al tema della sussidiarietà. Per questo siamo nel Pdl e continueremo a impegnarci per rafforzarlo.
C’è poi un secondo appello che ho rivolto ai moderati, cattolici e non cattolici, che militano anche in formazioni diverse dal Pdl, affinché si possa riprendere l’esperienza del Partito Popolare Europeo, realizzandone la “sezione” italiana. Per questo agli amici dell’Udc faccio una domanda: perché in Europa sediamo sugli stessi banchi mentre in Italia si registra un’impossibilità di dialogo tra noi?
Per intenderci, si tratterebbe di un allargamento del Pdl?
Sì, ma è un invito che rivolgo a tutti, cattolici e laici che condividono una visione cristiana della persona, della famiglia, dell’impresa… Quello che ho in mente non è la sommatoria tra Pdl e Udc, la mia proposta è di dar vita a un partito nuovo, che abbia questa identità culturale, anche se so benissimo che per un progetto così ambizioso occorrono tempi medi o lunghi.
Nel breve periodo, soprattutto in caso di elezioni anticipate, lo schema secondo lei deve rimanere quello dell’asse Pdl-Lega? Pensa che questi due partiti abbiano davvero la forza di vincere le elezioni, guadagnandosi una larga maggioranza sia alla Camera che al Senato?
Ripeto, non mi auguro un ritorno immediato alle urne. Se però si andasse a votare il fulcro dell’alleanza sarebbe costituito certamente da Pdl e Lega, anche se nulla vieta che altre forze potrebbero convergere.
Sulle previsioni non mi sbilancio perché sarebbe prematuro. Riguardo però al dibattito in corso su un cambiamento parziale della legge elettorale in caso di un elezioni anticipate sono favorevole alla reintroduzione della preferenza, ma non modificherei il premio di maggioranza, perché garantisce la governabilità di cui abbiamo bisogno. L’introduzione di un quorum renderebbe infatti possibile un’elezione senza vincitori.
Il quadro generale rimane complicato e imprevedibile. Ciò che accadrà nelle prossime settimane potrebbe però portarla a valutare l’ipotesi di lasciare la Presidenza della Regione Lombardia per un incarico diverso?
I cittadini hanno votato per le elezioni regionali la scorsa primavera e la mia convinzione più profonda, come ho già detto, è quella che il mio posto sia qui, al governo della Regione. È evidente che la situazione è in costante evoluzione e, se occorrerà faremo delle valutazioni, ma credo comunque che la soluzione più coerente sia questa.
(Carlo Melato)