Per il sottosegretario Bonaiuti, il governo avrà la fiducia e Berlusconi non si dimetterà mai. La pensa all’opposto il Senatore Pd, Nicola Latorre.

Intervistati da Paola Di Caro de il Corriere della Sera, il sottosegretario Paolo Bonaiuti, del Pdl, e il senatore Pd Nicola Latorre, illustrano il loro punto di vista sul voto di fiducia del 14 dicembre e sulle ipotesi di scenari futuri. Bonaiuti non ha dubbi: «Avremo la fiducia, sia alla Camera che al Senato. Chi finora ha fatto pronostici di sconquasso, resterà senza lavoro».



Non è così fiducioso Nicola Latorre, che non si esprime sui numeri, ma nutre una certezza: «come è finita politicamente, già lo vediamo. Un pezzo consistente della maggioranza che ha vinto le elezioni ha ritirato il proprio sostegno governo. Credo che sia una ragione più che sufficiente per prendere atto di una crisi politica che arriva alla fine di un percorso in cui la maggioranza è stata segnata da una serie di vicissitudini negative».



Sulle trattative in corso e presunte “compravendite”, Bonaiuti si limita a liquidare le voci come normali strategie politiche, sulle quali non vale la pena soffermarsi. Ma su una cosa non transige: «non ci saranno dimissioni. Questo è il punto stabile della vicenda». Anche perché, secondo Bonaiuti, bisogna dare atto al governo di alcuni risultati decisivi che confermerebbero la necessità di mantenere l’attuale squadra. Risultati come l’aver tenuto in ordine i conti pubblici, e l’aver «impedito che i nostri Bot, Cct e Ctz divenissero preda della speculazione finanziaria come è capitato ad altri Paesi».



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A dimostrazione, poi, del fatto che l’economia italiana, anche se ancora traballante, sta ripartendo, «i dati della Cassa integrazione guadagni – dice Bonaiuti – che in novembre è addirittura calata di dieci punti rispetto al mese precedente, di otto punti rispetto a un anno prima».

 

Latorre non è per nulla convinto della bontà dell’azione governativa, e cita la crescita della spesa attorno al 6 per cento negli ultimi due anni e l’assenza di quelle riforme attuate in molti altri Paesi imprescindibili per uscire dalla crisi. Data la situazione, quindi, non resta che un alternativa: l’uscita dei finiani dal governo, deve «deve produrre – afferma – l’effetto di una discussione in Parlamento per verificare se ci sono le condizioni per dare al paese un nuovo governo, prima di andare a elezioni».

 

Condizioni che, secondo Latore, resta il fatto che non ci sono, perché «una parte della maggioranza chiede un nuovo governo da collocare nell’ottica del centrodestra» mentre il Pd propone una netta alternativa». In sostanza, per Latorre la strada da seguire è ben delineata: dimissioni di Berlusconi e, prima delle elezioni, la verifica delle condizioni per «un governo che fronteggi alcune immediate emergenze e possa mettere mano ad una legge elettorale che non piace a gran parte degli italiani».

 

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