La Camera ha approvato ieri con 316 voti a favore e 239 contrari la legge sul legittimo impedimento, che ora passa al Senato. Essa stabilisce che il capo del governo può ottenere il rinvio dell’udienza dei processi in cui è imputato, perché l’attività di governo costituisce un «impedimento legittimo» a difendersi come potrebbe e avrebbe il diritto di fare un privato cittadino. La norma si estende anche ai ministri e prevede che ogni rinvio possa estendersi fino a 6 mesi per un totale di 18 mesi. Berlusconi è così tutelato dagli assalti della magistratura militante. È un «omicidio della legalità», come ha detto Antonio Di Pietro?



«Mi sembra la soluzione più ragionevole – commenta a ridosso delle votazioni della Camera Nicolò Zanon, costituzionalista -. È la legge-ponte ordinaria che può essere considerata meno in contrasto con la Costituzione – afferma Zanon – proprio in quanto transitoria e nell’attesa di una copertura costituzionale (il lodo Alfano-bis, ndr). E penso che ci sia da parte di molti un certo sollievo nel vederla andare avanti. Anche se non tutti lo possono dire a voce alta».



Dunque la sua valutazione è positiva?

Il legittimo impedimento è un indubbio passo avanti. Nel provvedimento c’è una razionalità che ha un’occasione nei processi che ben conosciamo, ma che doveva essere inquadrata in un contesto più generale politico e istituzionale. Sentiamo tutti l’esigenza di una moratoria nei rapporti tra alcune frange accanite della magistratura e i falchi della maggioranza.

Sarà un buon provvedimento, però alla Camera c’è stata bagarre. La rissa sulla giustizia non si placa.

In realtà penso che ci sia da parte di molti un certo sollievo nel veder andare avanti il provvedimento, anche se non tutti lo possono dire a voce alta. Mettiamo da parte il folklore politico. Il Pd ha fatto il suo mestiere, per non scoprirsi a sinistra nei confronti dell’Italia dei valori. E non ha chiesto un voto segreto, perlomeno su certe parti. Perché? Ma perché temeva di veder ingrossare i voti favorevoli ben oltre quelli della maggioranza.



Insomma, il legittimo impedimento conviene a tutti.

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Credo che anche alcuni parlamentari di opposizione lo considerino come il male minore o come una scelta non irragionevole per mettere fuori dall’ordine del giorno le solite questioni che riguardano il presidente del Consiglio.

 

Fino all’altro giorno è stata polemica sul processo breve. Anche il legittimo impedimento sarà così controverso?

 

Qui tocchiamo la razionalità della norma. Se dovesse diventare legge con l’approvazione del Senato, questo renderebbe poi meno drammatico il problema del processo breve con riferimento alle norme transitorie.

 

Si spieghi.

 

La norma sul processo breve ha una parte che si rivolge al futuro e dice: i processi d’ora in avanti dovranno avere una durata prestabilita. È difficile non essere d’accordo, anche se i problemi non sono automaticamente risolti. La durata prefissata porterà uno sforzo considerevole di tutti gli attori perché il processo breve sia anche un processo giusto, ma c’è l’eventualità che un processo a tempi serrati possa risolversi nel modo peggiore per le garanzie difensive: il giudice, per esempio, potrebbe essere indotto ad un atteggiamento molto più severo perché ha l’esigenza di chiudere. Ma ogni vera riforma ha sempre dei nodi da risolvere.

 

A scatenare le polemiche però è stato il colpo di spugna sui processi in corso.

 

Infatti. La parte della norma sul processo breve contenente le norme transitorie, cioè l’applicazione ai processi in corso, cade come una mannaia sui processi ancora pendenti, mandando all’aria il lavoro processuale già svolto. Sappiamo benissimo qual è il problema: tutelare il presidente del Consiglio nei suoi processi, trasformando però il suo problema personale in una questione più generale.

 

Ora invece con il legittimo impedimento?

 

Il provvedimento approvato ieri «scopre» il gioco. Se il problema dei processi al premier viene risolto con il legittimo impedimento, cade l’esigenza di approvare norme transitorie nel processo breve concepite ad personam. Questo consente di rendere migliore anche la legislazione sul processo breve, che ora può essere limato e reso più ragionevole in molte parti, facendone un testo tutto sommato largamente condivisibile. Qui termina il livello prettamente «politico» della questione.

 

Spostiamoci allora a quello più istituzionale.

 

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Su questo piano il legittimo impedimento consente a chi è investito di funzioni pubbliche di adempiere il suo mandato senza essere distratto da impegni giudiziari, ma al tempo stesso lo fa con una norma transitoria; una legge-ponte ordinaria che può essere considerata meno in contrasto con la Costituzione proprio in quanto transitoria, in attesa di una copertura di rango costituzionale.

 

Per l’opposizione il legittimo impedimento viola la sentenza della Consulta sul lodo Alfano; è così?

 

No, sono due cose completamente diverse. La violazione della sentenza sul lodo Alfano si avrebbe in caso di riproposizione della norma dichiarata incostituzionale nella sostanza. Ora non c’è più una sospensione ex lege sia pure temporanea del processo per la durata del mandato, ma un legittimo impedimento che viene certificato e allegato. La stessa Corte, se ne venisse investita, la dovrebbe considerare come una questione nuova.

 

C’è dunque secondo lei il rischio di un altro ricorso alla Consulta?

 

Sa, i processi a Berlusconi non mancano. Immaginiamo che la legge venga approvata e che il premier se ne serva alla prima occasione. Se il giorno dopo venisse sollevato un dubbio di costituzionalità, difficilmente la Corte si affretterebbe a calendarizzare in tempi brevissimi, proprio perché la legge ha una durata temporanea di 18 mesi e la Consulta deciderebbe ragionevolmente di vedere cosa fa il Parlamento, aspettando l’esame della fonte superiore, cioè del lodo Alfano costituzionalizzato. Come dicevo, il legittimo impedimento è ben costruito proprio in quanto norma transitoria esplicitamente progettata nell’attesa di una copertura costituzionale.

 

Dunque c’è motivo di essere ottimisti, ai fini della stabilità politica?

 

Direi di sì, ma come sappiamo la politica non smette mai di stupire. Il progetto complessivo è razionale, ma alle parole devono seguire i fatti. Se non andasse in porto, tutto potrebbe cambiare e la Corte potrebbe anche non aspettare. Intanto dopo le elezioni regionali, non prima, dovrebbe iniziare il suo cammino il lodo costituzionale. Vedremo.

 

(Federico Ferraù)