Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto oggi sull’esclusione della lista provinciale del Pdl di Roma alle regionali del Lazio (guarda a questo proposito il video di quanto successo a Roma).
Napolitano ha dichiarato di comprendere e fare sua “la preoccupazione che sia presente una piena rappresentanza nella competizione elettorale regionale in Lazio come ovunque delle forze politiche che intendono concorrervi”. Il Capo dello Stato ha però precisato che non tocca a lui risolvere la faccenda: “Spetta solo alle competenti sedi giudiziarie la verifica del rispetto delle condizioni e procedure previste dalla legge”.



Anche il sindaco di Roma Alemanno ha parlato di “profonda preoccupazione” e ha scritto una lettera a Napolitano. “Poiché il Popolo della Libertà è il partito che riscuote più consensi a Roma e nel Lazio, la sua esclusione determinerebbe l’impossibilità per un numero elevatissimo di cittadini della Capitale di esprimere compiutamente la propria scelta elettorale. L’esclusione di quarantuno candidati, rappresentativi di un partito in grado di raccogliere almeno il quaranta per cento dell’elettorato, rischia di generare un vertiginoso aumento dell’astensionismo e una distorsione irrimediabile della composizione del Consiglio regionale del Lazio”.



Alemanno ha insistito su un punto in particolare: “Il Consiglio di Stato, massimo organo giudicante in materia, ha stabilito in più occasioni che il diritto costituzionalmente garantito di poter esprimere liberamente il proprio voto debba prevalere su ogni eventuale problematica formale o burocratica”.
Intanto in molti quartieri di Roma questa mattina sono apparsi manifesti del PDL e della lista Polverini che denunciano l’esclusione della lista provinciale alle prossime Regionali del Lazio invitando gli elettori a reagire. “Non vogliono farti votare, fatti sentire” dice un manifesto. Su un altro è scritto: “Vogliono cancellare la democrazia. Fatti sentire”.



Silvio Berlusconi, estremamente irritato per l’accaduto, è oggi a Roma per capire le vere motivazioni dietro al ritardo di Alfredo Milioni nella presentazione della lista. Si parla di resa di conti tra le due anime del Pdl, quella facente capo al Presidente del Consiglio e quella che fa riferimento a Fini.

L’irritazione del presidente del Consiglio al racconto è così vieppiù cresciuta, e il ministro Sandro Bondi non è stato in grado di contrapporre nessun ragionamento plausibile che in qualche modo potesse giustificare quella che il collega La Russa definisce «grande leggerezza, sulla quale andremo fino in fondo».

Eppure già ieri sera c’è chi faceva arrivare ad Arcore l’idea di un decreto che permetta di riaprire i termini di presentazione delle liste qualora i vari gradi di giudizio respingano le tesi del Pdl romano. Berlusconi però non sembra voler prendere in considerazione l’eventualità fatta filtrare a palazzo Chigi come logica conseguenza dell’appello al capo dello Stato.

«Comunque vada questa storia ha già segnato la campagna elettorale – spiegava ieri sera un ministro – qualcuno sembra non ricordare che nel Lazio c’è Emma Bonino reduce da uno sciopero della fame proprio sul tema dove noi siamo scivolati». In effetti nemmeno Pierluigi Bersani, ammesso che ne avesse l’intenzione, riuscirebbe a convincere i radicali al ”beau geste”, visto che le loro liste sono state escluse in moltissime regioni. Lombardia compresa.

Al tono un po’ depresso di Pier Ferdinando Casini («spero che il Pdl riesca a dimostrare la regolarità della lista»), c’è chi contrappone il delirio che ormai da tempo vive il Pdl nel Lazio con la componente di Forza Italia completamente succube della ex galassia missina confluita prima in An e poi nel Pdl. 

 

 
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Ridursi a presentare la lista all’ultimo momento, come ieri sottolineava lo stesso La Russa, nel pieno dell’iniziativa radicale con tanto di sciopero della fame della Bonino, non solo è «assurdo», come sostiene il sottosegretario Francesco Giro, ma rischia ora di aprire un regolamento di conti nel Pdl nel pieno della campagna elettorale.

Berlusconi oggi sarà a Roma e sembra arrivare nella Capitale ”affamato” di spiegazioni plausibili per andare «fino in fondo» nella definizione delle responsabilità. «Poi ai nomi in lista stavolta ci penso io», ha fatto già sapere il Cavaliere.