A poco meno di dieci giorni dal voto e alla vigilia della manifestazione del centrodestra tengono banco le intercettazioni provenienti da Trani e gli ultimi strascichi del “caos liste”. Se nel Lazio la lista del Pdl è rimasta fuori dai giochi, ieri è stata invece riammessa Rete Liberal di Vittorio Sgarbi, che però ha chiesto il rinvio del voto. Nella regione in cui si affrontano Renata Polverini e Emma Bonino si attendono perciò con ansia gli sviluppi della vicenda.Il ministro Roberto Calderoli, che oggi presenta a Roma i risultati del decreto che  elimina centinaia di migliaia di leggi inutili, analizza l’imprevedibile quadro politico con IlSussidiario.net.



Col senno di poi, il governo riproporrebbe oggi il decreto interpretativo messo in campo per uscire dal “caos liste”? Come molti hanno sottolineato, i listini Polverini e Formigoni si sono salvati da soli, mentre la lista Pdl è rimasta comunque  fuori da Roma e provincia…

Il decreto era obbligatorio nella situazione in cui ci trovavamo. Probabilmente doveva essere diverso l’atteggiamento, non tanto del governo quanto del Pdl, nel cercare di trovare una soluzione con l’opposizione per risolvere il problema. Il Pd non avrebbe potuto sottrarsi: è un’ingiustizia evidente che il partito di maggioranza relativa non sia sulla scheda elettorale.

Intende dire che la Lega avrebbe gestito diversamente la vicenda?



No, dico solo che forse sarebbero serviti più dialogo e meno tribunali. In passato ho potuto constatare l’efficacia della collaborazione con l’opposizione quando si sono aperti dei canali di dialogo veri. Questa volta non è successo, ma non voglio mettermi a dire di chi sia la colpa.

Al di là delle responsabilità, sta di fatto che non si era ancora chiuso il “caos liste” che ci siamo ritrovati a discutere di una nuova inchiesta, questa volta della procura di Trani, a carico del premier Berlusconi e del direttore del Tg1 Minzolini. Lei cosa ne pensa?
 

Non voglio fare commenti dal punto di vista giudiziario, dal punto di vista politico è però evidente che qualcuno continua a portare avanti la strategia del “vincere facile” cercando l’eliminazione dell’avversario. Il risultato però è soltanto uno: in questa campagna elettorale non si è mai discusso di politica.
Se avessimo potuto parlare, ad esempio, di bilanci regionali o di sanità ci sarebbe stato da divertirsi. Nelle 11 regioni su 13 in cui comanda il centrosinistra basta dare un occhio ai conti per trovare disastri.



L’inchiesta di Trani ripropone però lo spinoso tema delle intercettazioni e della loro pubblicazione…

È una situazione insostenibile. Ciò che dovrebbe essere addirittura segretato per legge finisce sui giornali. La mia proposta, che rivolgo anche all’opposizione, è quella di un decreto legge immediato che preveda pesantissime sanzioni nei confronti di chi le pubblica e di chi le diffonde illegalmente (se in tribunale non si trova il colpevole paghi il responsabile dell’ufficio). Penso che l’opposizione possa raccogliere il mio invito: non togliamo strumenti a chi indaga, ma fermiamo chi fa gossip.

Lei prima ha parlato di una chiara strategia, crede che sia in atto una persecuzione nei confronti di Berlusconi, come sostiene il premier?

Diciamo che non credo alla macchinazione, ma al “trappolone” sì. Tant’è che a Roma sono riusciti a disarcionare l’avversario e, in generale, a impedire che si parli di programmi e candidati.

E quale sarebbe la regia?

Secondo me non c’è. Quello che è successo è il risultato di una somma di poteri forti, anzi diciamo medi, che riescono a unirsi in nome dell’antiberlusconismo.

Alcune dichiarazioni di esponenti leghisti lasciano intendere la convinzione diffusa nel Carroccio che se il Pdl fosse compatto come la Lega certe cose non succederebbero. Pensate che sia questo il problema?

Noi non guardiamo in casa d’altri, pensiamo a noi stessi. Certo… in Veneto e in Piemonte è andato tutto liscio.

Un altro tormentone di questa campagna elettorale è il possibile “sorpasso” della Lega nei confronti del Pdl al Nord. Se la sente di fare una previsione? Il risultato potrà cambiare i rapporti di forza tra i due partiti?

I conti li faccio sempre alla fine. Quello che è certo è che non cambierà nulla. La coalizione non nasce adesso, è viva da tempo e il nostro principio fondante è il rispetto degli impegni presi con i cittadini.
Riteniamo che il percorso della Lega sia complementare a quello di Berlusconi. La nostra amicizia e la nostra lealtà sono scontate, ma sabato manifesteremo assieme per dimostrarlo ancora una volta.

Qualche frecciatina agli alleati però non è mancata visto che il segretario federale della Lega Nord, Umberto Bossi, ha parlato della Lombardia come di una “regione in crisi, che non sa decollare” e se si è augurato che la neonata “Generazione Italia” di Fini non intralci il federalismo…

Non credo che Bossi ce l’avesse con la Lombardia, si riferiva alla crisi in generale e ha giustamente ribadito l’importanza di un voto alla Lega per affrontare al meglio il problema dell’occupazione.
Per quanto riguarda la nascita di “Generazione Italia” probabilmente Bossi non se ne è neanche accorto (ride). Scherzi a parte, si cercano di creare dei malumori che in realtà non esistono.

Da ultimo, quali sono i temi che vi stanno più a cuore e che avreste voluto trattare maggiormente in questa campagna elettorale?

Oltre alla discussione su come sono state governate e amministrate le regioni il tema vero è la rivoluzione federalista. Comuni, province e regioni potranno godere di maggiore libertà e autonomia. Il governo ha lavorato bene in questo senso e deve ultimare ciò che ha iniziato. Con la politica dei piccoli passi completeremo questo lavoro.

(Carlo Melato)