Siamo giunti nell’ultima settimana che ci divide dal voto per le elezioni regionali, dopo una campagna elettorale particolarmente aspra che ha visto in secondo piano candidati e programmi. A catalizzare l’attenzione, dopo l’inaspettata inchiesta sulla Protezione Civile, ci hanno pensato infatti il “caos liste” e l’inchiesta della procura di Trani, con la pubblicazione delle intercettazioni a carico del premier Berlusconi da parte de Il Fatto Quotidiano.
Con l’aiuto del costituzionalista Nicolò Zanon IlSussidiario.net torna su queste vicende che riportano all’attenzione il travagliato rapporto tra politica e giustizia nel nostro Paese.

L’inchiesta di Trani che coinvolge il Presidente del Consiglio ha generato molte polemiche. Piero Sansonetti, da questa pagine, ha definito “gravissime e illegali” quelle intercettazioni. Lei che idea si è fatto in merito?



Innanzitutto, la disciplina della Costituzione stabilisce che le intercettazioni a carico dei parlamentari (e del Presidente del Consiglio, che è un deputato) sono possibili solo previa autorizzazione del Parlamento. Anche se, come in questo caso, stiamo parlando di registrazioni indirette e occasionali. C’è però un altro aspetto importantissimo, preliminare a tutto ciò.



Quale?

L’inchiesta riguardava un determinato oggetto: l’accertamento di alcuni reati commessi attraverso carte di credito. Le intercettazioni hanno poi aperto un capitolo completamente diverso, quello riguardante le presunte pressioni nei confronti dei membri delle Authority e in particolare dell’Agcom.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a due questioni spinose: la distorsione operata dalle cosiddette intercettazioni “a strascico”, grazie alle quali si salta da un’indagine all’altra, e la competenza territoriale, spesso eccessivamente labile.

Potrebbe chiarire quest’ultimo aspetto?



Certo. La procura di Trani, sia per i luoghi che per i soggetti in gioco, avrebbe dovuto trasmettere subito la documentazione alla procura competente e non solo in seguito all’invio degli ispettori ministeriali. Trattandosi, a maggior ragione, di parlamentari, avrebbe dovuto poter intervenire il Tribunale dei Ministri.

Tornando alle intercettazioni, perché ha parlato di “distorsione”?

L’anomalia dell’uso indifferenziato delle intercettazioni ha reso questo strumento un carro armato che travolge tutto ciò che trova. Se a questo si aggiunge la sistematica violazione del segreto istruttorio, si ottiene una paradossale situazione da Grande Fratello, per la quale finiscono in piazza dei dialoghi assolutamente privati e personali. Questo è un grave limite alla libertà di tutti, dato che ormai nessuno può parlare liberamente al telefono senza il timore di essere spiato. Al di là dei costi ingenti, questo modo di operare è una scorciatoia che non ha giustificazioni.

Cosa intende?

Un conto è usare lo strumento delle intercettazioni per confermare gli indizi di colpevolezza ottenuti attraverso le indagini, un altro è gettare l’amo per trovare qualcosa da cui partire.

E com’è possibile, secondo lei, che la pubblicazione di questi contenuti sia ormai diventata una consuetudine?

Da un lato è inutile prendersela con i giornalisti che fanno il loro mestiere e che una volta entrati in possesso di questo materiale lo pubblicano. Dall’altro fa riflettere che in questo Paese i responsabili di questi reati non vengano mai trovati. Il problema non è quello di inasprire le pene, quelle già ci sono. Con la stessa sagacia con cui si fanno le indagini e si ascoltano le telefonate bisognerebbe soltanto scoprire chi vende queste informazioni riservate.

L’inchiesta ha portato allo scontro tra il ministro Alfano e il Csm, a cui è seguito l’intervento di Napolitano…

Questo è un altro aspetto su cui si è fatta molta confusione. In base a una legge specifica il Ministero ha potere di ispezione, può perciò inviare in ogni momento dei magistrati nelle procure a questo scopo. Nel caso specifico le irregolarità, dalla violazione del segreto istruttorio alla competenza territoriale, erano evidenti e andavano verificate. Il Capo dello Stato, che è anche Presidente del Csm, è intervenuto davanti alla reazione scomposta del Csm, che negava un potere legittimo del ministro.

Le frange più estreme dell’opposizione hanno definito illegittimo l’intervento di Alfano e hanno letto nell’appello di Napolitano un richiamo equidistante alle parti in causa…

Tutt’altro. Napolitano ha fatto un comunicato molto pesante nei confronti del Csm ricordandogli che non ha il potere di pronunciarsi preventivamente sulla legittimità e i contenuti dell’ispezione. Se la stessa dovesse evidenziare dei reati i magistrati ne risponderanno come tutti i cittadini, nel caso di problemi disciplinari se ne occuperebbe invece lo stesso Csm.
Per quanto riguarda il ministro è bene ricordare che non è un passacarte ma che, in base alla Costituzione, è responsabile politicamente del buon funzionamento della giustizia. Qualcuno si dimentica che il nostro sistema è dotato di pesi e contrappesi, fortunatamente non è il caso di Napolitano, che sta svolgendo questo ruolo delicato in maniera mirabile.
 
Lasciando Trani e passando al “caos liste”, la lista Pdl è rimasta definitivamente esclusa dalla competizione elettorale a Roma e provincia. È una sconfitta della politica o di un modo troppo formale di applicare il diritto?

 
A mio avviso è la sconfitta di un’errata pratica politica. Il Pdl avrebbe dovuto agire diversamente, ammettendo di aver commesso un errore, scusandosi con l’elettorato, e chiedendo una soluzione condivisa all’opposizione. In quel caso il centrosinistra non avrebbe potuto tirarsi indietro.

Da ultimo, la manifestazione del centrodestra di sabato ha rilanciato, tra le altre cose, la proposta di introdurre l’elezione diretta del Capo dello Stato. È un’ipotesi plausibile o prematura a suo giudizio?

A mio parere, archiviate le elezioni regionali, si dovrà procedere speditamente sulla strada delle riforme. Sarebbe il momento migliore visto che per tre anni non ci saranno elezioni. La riforma della giustizia è necessaria e mi auguro che si arrivi a un risultato in questo senso. Discutere invece di presidenzialismo sulla base solo di un’ipotesi mi sembra francamente prematuro.