La notizia arrivata ieri ha scosso tutto il centrodestra: la Corte d’Appello di Milano non ha ammesso la “Lista per la Lombardia” di Roberto Formigoni alle elezioni regionali, respingendo il ricorso presentato dalla stessa lista contro il precedente provvedimento di esclusione. Inoltre se prima le firme valide erano 3421 ora si sono ridotte a 3250. Come se non bastasse, nel Lazio la lista del Pdl resta fuori dalla corsa nella circoscrizione di Roma e provincia. Sia Formigoni che Polverini hanno già annunciato di voler fare ricorso al Tar per far valere le proprie ragioni.
Di fronte a questa situazione, spiega a ilsussidario.net Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e coordinatore del Pdl in Lombardia «non possiamo rimanere inerti, reagiremo con responsabilità, sperando che non si arrivi allo scontro, e faremo appello al senso di responsabilità di tutti».
Onorevole Lupi, qual è innanzitutto il suo commento su questa decisione della Corte di Appello di Milano che peggiora anche la situazione iniziale riguardo il numero delle firme valide?
Abbiamo chiesto l’accesso agli atti e studieremo la sentenza per capire la ragione per cui altre firme sono state ritenute non valide. Come ha già detto il Presidente Formigoni, si ricorrerà al Tar e poi al Consiglio di Stato. La strada è quella di un riconoscimento di un’azione corretta e di un diritto da parte di Roberto Formigoni e delle liste che lo sostengono di presentarsi alle elezioni. C’è però una considerazione che vorrei fare e che supera qualsiasi giudizio di correttezza formale.
Quale?
Se i giudici devono sempre tutelare il bene comune e l’interesse dei cittadini mi chiedo: i circa 10 milioni di cittadini lombardi senza la presentazione della lista di Formigoni e quelle del centrodestra sono in grado di esercitare il loro diritto di voto o gli viene impedito di scegliere? È pensabile che i cittadini si vedano governati da un candidato che mai avrebbero votato e che vincerebbe solo per l’assenza della principale coalizione (che rappresenta circa il 60% degli elettori) causata dalla mancanza di un timbro?
Un errore che pesa…
Ci possono essere stati errori o ingenuità. Vorrei che però fossero gli elettori a punirci se ritengono che siamo stati poco attenti o superficiali. Il vero problema su cui tutta la politica deve riflettere è che un bene superiore, in questo caso la libera scelta dei cittadini, deve essere sempre e comunque tutelato e perseguito.
La situazione è quindi quella di un vulnus democratico, pensando anche a quel che sta accadendo nel Lazio?
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Certamente. Oggi ci troviamo in una situazione in cui oltre 15 milioni di cittadini (che corrispondono quasi al 50% di tutti gli aventi diritto al voto per le elezioni amministrative di fine marzo) della Lombardia e del Lazio sono impediti nello scegliere correttamente e democraticamente chi votare.
Per porre rimedio a questa situazione non sarebbe preferibile ricorrere a una legge parlamentare ad hoc o a un decreto legge come nel 1995?
Non ci sono i tempi per percorrere la via della legge parlamentare. L’unica strada “politica” sarebbe quella di un decreto legge, ma non ne abbiamo ancora discusso. La base di partenza è in ogni caso un appello al senso di responsabilità di maggioranza e opposizione perché si faccia trionfare il bene comune e non l’interesse particolare. Come ha dichiarato Cacciari, senza il Pdl il risultato delle elezioni sarebbe inattendibile. Volenti o nolenti ci troviamo di fronte a una situazione decisamente clamorosa. Dobbiamo allora evitare lo scontro, ma dobbiamo anche essere responsabili.
Per ora dai leader dell’opposizione arrivano dichiarazioni di rispetto dell’operato della magistratura: se il Pdl riuscirà ad avere ragione con le carte sarà un bene, altrimenti peggio per voi…
Mi sembra che sia una posizione “pilatesca”. Credo che noi tutti politici abbiamo a cuore la partecipazione dei cittadini alle elezioni e preferiremmo vincerle o perderle a seconda delle loro scelte. Non possiamo però pensare che sia impossibile garantire una situazione in cui i cittadini siano messi in grado di poter scegliere liberamente tra diversi candidati e diverse coalizioni. Anche gli amici dell’opposizione dovrebbero responsabilmente fare questo ragionamento, andando al di là della piccola convenienza personale che dura poco tempo.
Il Pdl ha in mente di proclamare manifestazioni nel caso la situazione non dovesse risolversi positivamente?
È ancora presto per dirlo. Certamente di fronte a questa circostanza così grave non possiamo rimanere inerti, reagiremo con responsabilità, sperando che non si arrivi allo scontro, e faremo appello al senso di responsabilità di tutti. La politica responsabile dovrebbe chiedersi: è possibile giocare una partita quando l’avversario è stato completamente eliminato, vincendola così a tavolino? Se questa viene ritenuta una strada percorribile ci si dimentica che la democrazia non è una partita di calcio. Questo lo dico anche nell’interesse di Filippo Penati ed Emma Bonino.
(Lorenzo Torrisi)