Renata Polverini è stata riammessa ieri sera alla corsa per la presidenza della Regione Lazio. Ora i problemi del centrodestra restano quelli della candidatura di Roberto Formigoni in Lombardia e la possibilità per le liste Pdl di correre nelle due più importanti regioni italiane. Una soluzione politica si potrebbe trovare con la collaborazione dell’opposizione. Per ora, però, i leader del centrosinistra hanno fatto spallucce, demandando alla magistratura il compito di risolvere il problema. Una linea che condivide anche Massimo Cacciari, sindaco uscente di Venezia, che però ha dichiarato: «Un risultato elettorale che si configurasse nell’assenza di candidati fondamentali, sarebbe un risultato politicamente inattendibile». Quale strada va allora percorsa? ilsussidiario.net gli ha chiesto di commentare gli ultimi sviluppi di questa intricata vicenda.
Cosa pensa dell’esclusione della lista di Roberto Formigoni e del Pdl in Lombardia e Lazio?
Mi auguro che la situazione venga sanata. È evidente che senza un protagonista di questo calibro le elezioni verrebbero inficiate nel loro significato e, al di là della pura forma, non sarebbero valide: è un dato oggettivo. Per quanto riguarda il centrosinistra, aggiudicarsi a tavolino due regioni in cui la maggioranza è stata eliminata, sarebbe un’ipotesi foriera di ingovernabilità e di innumerevoli problemi.
Quale soluzione le sembra la più ragionevole a questo punto?
Spero davvero che sia il Tar a trovare una scappatoia. Ormai questa questione si è spostata sul piano giuridico, sono le magistrature amministrative a dover trovare una soluzione. L’intervento della politica rischia di creare precedenti gravi e di alterare le regole, e il Presidente della Repubblica deve restare fuori da questa vicenda. Se la magistratura, grazie al buon senso, troverà una soluzione sarà meglio per tutti.
L’ipotesi di un rinvio delle elezioni in Lombardia e Lazio la convince?
Non sarei del tutto favorevole, perché si danneggerebbero gli “innocenti”, coloro cui non sono state riscontrate irregolarità. Chi pagherà le spese di un altro mese di campagna elettorale ai candidati che hanno presentato le firme in maniera corretta? La corsa alle amministrative ha dei costi altissimi sia economici che di fatica e di stress. Non mi sembrerebbe giusto. Al limite, sarebbe preferibile un rinvio delle scadenze per rimettersi in regola.
L’opposizione dovrebbe favorire una soluzione al problema o dovrebbe lasciare tutto nelle mani del centrodestra?
Dal Pd mi auguro una posizione ragionevole. Per ora Penati e Bersani sono rimasti alla finestra, ma questo è normale. In campagna elettorale ognuno porta l’acqua al proprio mulino e non oso immaginare cosa sarebbe successo a parti invertite. Detto questo, una forza politica democratica da un lato dovrebbe denunciare le incompetenze e il dilettantismo che, come si è visto, recano un danno d’immagine al Paese, dopodiché dovrebbe spendersi per favorire una soluzione.
Secondo lei le imprecisioni nella raccolta delle firme sono un malcostume diffuso? Cosa pensa dei ricorsi che hanno generato questa situazione?
Col senno di poi si potrebbero anche criticare questi ricorsi, ma davanti alle anomalie non si può chiedere di chiudere gli occhi. La raccolta delle firme è ormai diventata un’incombenza burocratica ed è sofferta come tale. C’è da chiedersi perché un partito che ha già una rappresentanza ed è radicato debba anche adempiere questa formalità. Forse sono lacci e lacciuoli che potremmo abolire, a meno che non si tratti di partiti nuovi, che nascono sotto le elezioni. Il dilettantismo a cui abbiamo assistito però segna anche la scarsa capacità dei partiti di selezionare la propria classe dirigente.
A cosa è dovuto questo deficit?
Il crollo di qualità del ceto politico della Seconda Repubblica rispetto alla Prima è dovuto a questo andazzo demagogico, plebiscitario, leaderistico che abbiamo davanti agli occhi. Non è certo l’humus migliore per una classe politica degna di questo nome.
Se si troverà una soluzione ragionevole e le elezioni si svolgeranno normalmente che risultato dobbiamo aspettarci?
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Non ci saranno sconquassi: il centrosinistra terrà nelle regioni tosco-appenniniche. Per il resto il centrodestra faticherà molto in Campania, Puglia e Lazio. Staremo a vedere.
Il suo impegno nel progetto del Pd è ancora valido o dopo le critiche che non aveva risparmiato al partito si considera più uno spettatore?
Io mantengo le idee che ho sempre avuto: se qualcuno pensa che possano servire sono disposto a dare una mano.
Bersani ha fatto quello che era in grado di fare: ha consolidato l’area socialdemocratica nei territori tradizionali, fermando la frana che cominciava ad avvertirsi in quelle zone. Di più non poteva e non potrà mai fare.