Le reazioni al dl interpretativo del governo dimostrano la concezione di democrazia che hanno alcune forze politiche di opposizione in Italia. Non si vincono le elezioni conquistando il voto degli elettori facendosi giudicare per quello che si è fatto o proponendo un’alternativa di governo, ma eliminando l’avversario a tavolino sperando in qualche burocrate zelante che interpreta le norme a proprio piacere.



Nessuno si è nascosto dietro il Colle. Può stare tranquillo il leader del Partito Democratico Pierluigi Bersani che ieri ha attaccato il Governo sull’argomento. Non c’è mai stata alcuna divergenza tra la maggioranza e il Presidente. Lo dimostra la bellissima risposta alle lettere di due cittadini che il sito del Quirinale ha pubblicato sabato. Una valutazione, quella di Napolitano, che tiene conto di tutti i fattori in gioco. Tiene conto innanzitutto del diritto dei cittadini di poter scegliere il proprio candidato, e nello stesso tempo riesce a fugare ogni dubbio sul presunto mancato rispetto delle regole da parte di qualcuno.

“Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici. Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall’ufficio competente costituito presso la Corte d’Appello di Milano. Erano in gioco due interessi o “beni” entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di “beni” egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico”.



Napolitano firmando il decreto legge, lungi dal distinguere tra forma e sostanza, ha invece voluto intendere che forma e  sostanza coincidono, dimostrando profondo attaccamento al bene comune, assoluto equilibrio e  imparzialità.

È ora di finirla con gli insulti. C’è da augurarsi che il Partito Democratico invece di inseguire le follie di Di Pietro abbassi i toni e torni a confrontarsi sui temi che interessano i cittadini che rappresentano il vero contributo della campagna elettorale. Si torni quindi alla campagna elettorale. Quella vera, anche perché è chiaro che le urla di questi giorni servono solo per coprire i disastri del governo delle 11 Regioni di sinistra. Ora, cari Bersani e Di Pietro, vi siete già dimenticati dei rifiuti della Campania o del disastro della sanità nel Lazio, in Puglia o in Calabria?.



Tutti, maggioranza e opposizione, dovrebbero essere grati al Capo dello Stato, che con le sue parole cancella le polemiche e conferma di essere un arbitro imparziale che ha a cuore il bene del Paese.
Dobbiamo seguire tutti insieme la strada indicataci dal Presidente e comprenderne l’opportunità enorme per voltare pagina una volta per tutte.