VERTICE BERLUSCONI-FINI – IPOTESI ROTTURA PDL: Il vertice di oggi tra Berlusconi e Fini segna una svolta di un rapporto politico sempre più teso e difficile. Il Presidente della Camera ha criticato il Pdl e il governo, a suo avviso troppo schiacciato sulla Lega Nord di Umberto Bossi, e ha posto un ultimatum: Fini sarebbe infatti pronto a costituire gruppi autonomi in Parlamento.
Secondo le voci di queste ore Berlusconi avrebbe risposto: “Rifletti bene, se dai vita a gruppi autonomi dovrai lasciare la presidenza della Camera”. Si attende a questo punto una decisione dell’ex leader di An, entro la prossima settimana.
A qualche ora dall’incontro la nota dello staff di Fini ha in qualche modo raffreddato gli animi o comunque ha voluto scongiurare l’ipotesi di un voto anticipato: «Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perchè così hanno voluto gli italiani. Il Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perchè ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito. Ciò significa scelte organizzative ma soprattutto ciò presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese».
Subito dopo l’incontro, in queste settimane continuamente rimandato, si era capito che qualcosa non era andato per il verso giusto. Dopo poco meno di due ore non era stato commentato in nessun modo da entrambi i leader. «Fatevelo dire dagli altri, sapete che sono riservato», queste le parole del premier, mentre veniva fermato da alcuni giornalisti. «Ho mangiato benissimo…» scherzava il Cavaliere, accompagnato da Letta.
Anche lo staff di Fini aveva dichiarato: «Il presidente della Camera non ha nulla da dichiarare. Se volete sapere qualcosa sul contenuto del colloquio, chiedetelo al presidente del Consiglio».
Il Presidente della Camera aveva poi evitato in ogni modo un contatto con la stampa che voleva un suo commento a margine dell’incontro con una delegazione del Parlamento russo guidata dal suo presidente Sergey Mironov.
Le differenze erano già note alla vigilia: semipresidenzialismo alla francese per Berlusconi senza riforma elettorale, semipresidenzialismo (con un modello originale, italiano) accompagnato da una riforma della legge elettorale in favore del doppio turno. Anche se la distanza tra i due, da tempo, non si può limitare a queste tecnicalità.
In serata si è poi svolta a Montecitorio una riunione tra il presidente della Camera e i suoi uomini più fedeli: Italo Bocchino, il vicecapogruppo Carmelo Briguglio, il viceministro e segretario generale di FareFuturo Adolfo Urso e il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia.
All’uscita Bocchino ha dichiarato: "Non è possibile che il co-fondatore e il co-leader del Pdl apprenda per ultimo di una bozza di riforma presentata in una cena tra canti e festeggiamenti per il figlio di Bossi e per Cota. Non è questo il metodo per costruire un grande partito".
Sarebbe già pronto un nome per il nuovo soggetto politico dei finiani: "Pdl Italia". È già partito il conteggio dei senatori e dei parlamentari che potrebbero seguire Fini in questo suo strappo. Si parla di 18 senatori e addirittura di una cinquantina di parlamentari. Una squadra che potrebbe contare su un giornale, una fondazione, un’associazione come Generazione Italia e parte delle vecchie strutture di Alleanza Nazionale.