SCONTRO BERLUSCONI-FINI – IL GIORNO DOPO: A un giorno dall’imprevista crisi nei rapporti tra il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, co-fondatori del Pdl, la politica si interroga sugli scenari che si potrebbero aprire.
Intanto, Silvio Berlusconi ha deciso di convocare l’ufficio di presidenza del Pdl per comunicazioni urgenti. Nell’attesa, berlusconiani e finiani continuano a tenere vivo il dibattito.
Da un lato Bocchino e i suoi iniziano a contarsi. «Si parte da 40-45 deputati e 15-18 senatori», secondo Fabio Granata. «An aveva il 13-15% nel 2007 portò in piazza un milione di persone vere, mica come a San Giovanni che erano 150mila. Questa comunità, nobile e antica, è stata donata al Pdl. Perchè Fini non dovrebbe chiedere il rispetto delle nostre idee, della nostra impostazione?». Granata conclude: se si conferma la richiesta delle dimissioni di Fini da Presidente della Camera «si rompe un patto politico e a quel punto abbiamo tutti le mani libere».
Qualche ex An si smarca immediatamente: «Non ho nessuna intenzione di aderire ad una scissione», dice Altero Matteoli, ministro delle infrastrutture, al Corriere della Sera. «Sto bene nel Pdl, ho contribuito a farlo e non sono pentito». Il ministro in caso di scissione non esclude elezioni anticipate. Anche Basilio Catanoso ha voluto chiarire la sua posizione: «Apprendo con sorpresa di essere stato inserito da alcuni organi di informazione tra i papabili aderenti ad un eventuale, costituendo, gruppo parlamentare di finiani. Smentisco di avere aderito a questa ipotesi e peraltro di essere mai stato contattato da alcuno a tal riguardo».
C’è poi qualche colonnello di Alleanza Nazionale che si propone come paciere, è il caso del sindaco di Roma, Gianni Alemanno: «Farò di tutto perché si riapra il dialogo e il Pdl rimanga unito anche senza divisione di carattere correntizio. Credo che questo sia il primo obbligo della classe dirigente di tutto il Pdl».
Prudente Renata Polverini: «Non appena sarà conclusa la procedura dell’insediamento ovviamente mi occuperò anche di questo. Al momento non sono abbastanza informata per parlare».
La spaccatura del primo partito del centrodestra si riflette anche sui giornali d’area: "Fini se ne va, meglio così", dice Il Giornale, "Addio Fini" per Libero, "Lo strappo decisivo?" per Il Secolo D’Italia, Il Foglio cerca di stare nel mezzo e avverte: se litigassero di brutto, il Cav. e Fini si farebbero entrambi male, e molto».