CRISI PDL: Continua la girandola delle dichiarazioni degli esponenti del Pdl sullo scontro aperto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Le posizioni, come naturale, mutano a seconda della storia e delle appartenenze di ciascuno. Secondo Alemanno però ci sarebbero troppi “tifosi e kamikaze” in azione, che renderebbero le cose ancora più complicate.



In un’intervista a La Repubblica, il sindaco di Roma ha dichiarato: «dobbiamo distinguere quello che realmente si sono detti Fini e Berlusconi da quello che vanno dicendo gli altri, i tifosi e i kamikaze… Per noi che veniamo dalla destra questo scontro è molto lacerante e resto sconcertato quando vedo ex dirigenti di An così disinvolti nelle critiche a Fini. Io lavoro per evitare questa lacerazione. Detto questo, credo che il Pdl sia un grende progetto che deve essere portato avanti con serietà e se non c’è una soluzione immediata, solo un congresso può consentire un chiarimento definitivo».



Anche un altro ex colonnello di An come La Russa butta acqua sul fuoco: «Non è vero che Fini ha deciso di uscire dal partito». Un’ipotesi che il coordinatore non vuole neanche prendere in considerazione e che, in ogni caso, non lo porterebbe a uscire dal partito, anche se è pronto a dimettersi da coordinatore. La Russa è comunque favorevole alla costituzione di una corrente dei finiani, il cui peso verrà deciso dal congresso.

Più duro Adolfo Urso, secondo cui  «c’è un problema di rappresentanza negli organi di partito», mentre secondo Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia: «non succederà proprio nulla se ci si comporterà come un grande partito democratico che punta al 40 per cento e a cui gli elettori hanno appena chiesto di continuare a governare». Per Fini non sarebbe comunque «una sconfitta, un’idea è un’idea anche se è in minoranza. Mica perde la sua dignità». L’importante secondo il governatore «è farla finita con i discorsi poco chiari, con le accuse, le minacce di scissione», anche perchè «formare gruppi autonomi significa scissione, uscire dal partito».



Berlusconi, intanto, continua a tenere sott’occhio gli umori del partito e alterna dichiarazioni di ottimismo a quelle di maggior prudenza. In molti attendono un ulteriore appello alla riconciliazione. Mancano però ancora alcuni giorni prima della direzione nazionale dalla quale uscirà, in ogni caso, il nuovo Popolo della Libertà.