Gli esponenti del Pdl, appartenenti alla vecchia Alleanza Nazionale, hanno firmato un documento a sostengo del loro leader, Gianfranco Fini, in vista della Direzione nazionale di giovedì, al termine della riunione alla Sala Tatarella di Montecitorio.
Dal vertice esce una posizione di rafforzata critica del Presidente della Camera, carica che non ha nessuna intenzione di lasciare. L’ex leader di An ha ribadito che manterrà una posizione di dissenso nei confronti del premier, ogni volta che ce ne sarà bisogno.
Fini è tornato a citare uno degli scrittori cari alla destra, Ezra Pound, come non faceva da tempo immemorabile: «Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui. Io voglio poter dire le cose che penso senza essere accusato di tradimento. Il Pdl deve essere libero e non può essere il partito del predellino».
Prima della riunione non sono mancate le tensioni tra gli stessi ex Alleanza Nazionale. Per Maria Grazia Siliquini non sembra venuto il momento della scissione: «Io sono per lavorare con Fini all’interno del Pdl. Sono qui per ascoltare ma in ogni caso bisogna tenere conto del fatto che Fini ha fatto dei passi importanti, ha sciolto An, ricordiamocelo».
Di tutt’altra idea Luca Barbareschi: «Il Pdl non esiste è un partito mai nato. Credo che Berlusconi abbia bisogno di consiglieri più sinceri con lui». Da Generazione Italia un assist a Fini: guardando i numeri, un Pdl senza Fini è mutilato.
Da segnalare lo scontro tra il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, e Italo Bocchino: «Ha già ha fatto abbastanza danni – ha detto Menia – e l’ultimo caso è stata la rissa in tv cui tutto il mondo ha assistito. Sono stufo delle sue inziative e delle sue uscite e non mi sento rappresentato da queste persone. Io sono leale a Fini ma anche a Berlusconi, sono al governo grazie al loro. Quindi l’ipotesi di creare gruppi separati, addirittura scissioni o uscite dal Pdl è un’assoluta sciocchezza».
«Non si tratta di fare una conta, né di fare correnti o spifferi, non è questo il problema – secondo Andrea Ronchi – è un ragionamento programmatico, progettuale, per costruire e non per distruggere. Chi ha altri intenti sbaglia e non mi rappresenta. A progetti politici così importanti va data una risposta profonda, articolata e seria. E Berlusconi, che è il leader del centrodestra, come tutti i grandi leader, ha ovviamente nelle corde la capacità di dare le risposte ad una persona che è casualmente il cofondatore del Pdl».
Un invito alla scissione arriva da un vecchio amico di Gianfranco Fini, Domenico Fisichella: «Questo è il momento del coraggio strategico, e sarebbe la prima volta che Fini ne dà prova, perchè tutte le altre mosse potrebbero indebolirlo. Tutto dipende dalla consapevolezza che Fini ha della gravissima crisi etico-civile e istituzionale, persino più grave di quella economica, alla quale l’Italia è stata portata oltre che dalla Lega anche dai suoi alleati all’interno del Pdl, a cominciare da Berlusconi e Tremonti».