Il consolidamento della fiducia dei cittadini nei confronti del Governo Berlusconi sentenziato dal risultato delle elezioni Regionali confermano che quella italiana è davvero un’anomalia. Una straordinaria anomalia.

Negli ultimi anni in tutta Europa e nel mondo, non esiste Governo che non sia entrato in crisi o non sia stato punito dal proprio popolo nelle elezioni di medio termine. La crisi economica ha travolto tutto e tutti. La sconfitta di Sarkozy alle regionali francesi è solo l’ultimo episodio della serie.



Le difficoltà di Gordon Brown in Gran Bretagna e l’agonia di Zapatero in Spagna sono altre prove che aumentano il valore del successo del centrodestra, per di più dopo una non-campagna elettorale per l’ennesima volta intrisa di antiberlusconismo.

La priorità della nostra classe politica oggi è di riportare a votare la gente che si è astenuta dal voto. Sono tanti i motivi, spesso condivisibili, che hanno spinto i cittadini a non andare a votare. L’astensione ha colpito soprattutto i due maggiori partiti. Ha colpito tutte le classi sociali, tutte le categorie e le generazioni: uomini, donne, giovani, anziani. Ha colpito proprio tutti.



A questo proposito non possiamo essere tanto presuntuosi da pensare che la percentuale di astensioni tra i cattolici sia diversa da quella dei non cattolici. Sono tantissimi i cattolici che hanno scelto di non sporcarsi inutilmente le mani in un momento in cui l’immagine della politica non gode di grande popolarità.

Questo nonostante un’offerta politica per essi variegata e piena di sfumature e nonostante l’appello a un voto responsabile e a favore della vita da parte del Cardinale Bagnasco, avvenuta a pochissimi giorni dal voto. Proprio questo aspetto deve farci comprendere che se la fede percepisce la politica come estranea, essa non è vera neanche con la vita.



Sono due i rischi parimenti gravi che si corrono: il primo è quello di scorporare la propria esperienza di fede dalla politica. Come se ci trovassimo di fronte a due mondi paralleli: il mondo dei giusti (la vita reale, da cattolici) e il mondo del peccato (la politica). L’altro rischio è paradossalmente quello di pensare che la politica sia un recinto in cui non rientra il riconoscimento della fede, come se non accadesse il fatto cristiano dentro quell’aspetto.

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Quando invece un cattolico è veramente adulto? Quando riconoscendo la presenza di Cristo dentro le circostanze della vita comincia a viverle non come un proprio progetto, ma obbedendo a ciò che dà consistenza al proprio tentativo di servire il popolo. Scappare da una situazione, seppur considerata insostenibile o peggio corrotta, non è quindi da cristiani, ma nemmeno da uomini.

 

Distruggendo una certa immagine della “mondanità”, la speranza cristiana ha infatti smascherato i vincoli che legano l’uomo al potere inteso come «speranza patologica», ossia totalitarismo. Perché i totalitarismi altro non sono che tentativi di realizzare prematuramente la speranza, di compiere in modo indebito il desiderio che anima nel profondo il cuore dell’uomo.