RIFORME – INTERVIENE NAPOLITANO: Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto sul dibattito riguardante le riforme: “È augurabile che si esca al più presto da anticipazioni e approssimazioni che non si sa quali sbocchi concreti, quali proposte impegnative, a quali confronti costruttivi possano condurre”.
Un invito severo, rivolto da Verona durante l’incontro con i rappresentanti delle categorie economiche e sociali, per raggiungere l’obiettivo delle riforme, “non più procrastinabili”: fisco, sicurezza sociale, ricerca e giustizia. “Basta con le anticipazioni, si passi alle proposte concrete”.
La settimana è infatti trascorsa sulla scia delle voci più disparate. Martedì il vertice di Arcore tra Bossi e Berlusconi era stato anticipato dall’intervista di Maroni che aveva lanciato il “semipresidenzialismo alla francese”, il taglio del numero dei parlamentari e la regia delle riforme istituzionali nelle mani della Lega.
Le ipotesi erano state commentate, più o meno favorevolmente, anche a sinistra. Ieri la fuga in avanti di Calderoli che ha consegnato una bozza di riforme al Capo dello Stato, il rifiuto di Bersani a un incontro con Berluconi e l’intervento di Fini a Farefuturo sul semipresidenzialismo, critico in parte su come è stata condotta la discussione.
Napolitano non ha criticato soltanto il metodo, ma è anche entrato nel merito: "bisogna lavorare seriamente al cantiere già aperto della legge delega approvata con così largo consenso per l’applicazione dell’art.119, cioè del federalismo fiscale. Bisogna discutere degli aggiustamenti, se si ritengono necessari della stessa articolazione del titolo V. Bisogna decidere come coronare l’evoluzione in chiave autonomistica e federalistica dello Stato italiano con la riforma di quel bicameralismo perfetto nel Parlamento della Repubblica che già da un pezzo ha fatto il suo tempo".
"Non c’è, non deve e non può esserci alcuna contrapposizione – conclude il Capo dello Stato – tra autonomismo di ispirazione federalistica e unità nazionale. Lo dice chiaramente l’art.5 della Costituzione».