In occasione della presentazione della ricerca “Per un’integrazione possibile” presso l’Università Cattolica di Milano il sindaco di Milano, Letizia Moratti, è intervenuto sul tema delle politiche che regolano i processi migratori.

Ha suscitato il brusio dell’Aula Magna dell’Università una sua frase a conclusione dell’intervento secondo cui “un clandestino normalmente delinque”. Su molti siti è subito stata lanciata l’accusa di razzismo nei confronti dei clandestini e degli immigrati. Al termine dell’incontro, davanti alle telecamere che chiedevano una conferma delle sue parole, il sindaco ha precisato: “Ho fatto presente che il Comune di Milano sta portando avanti una politica fatta di assistenza, di solidarietà, di integrazione, con molti fondi dedicati al sostegno e all’aiuto a chi nel nostro Paese ha scelto di vivere in forma regolare. Il reato di clandestinità non consente l’espulsione, quindi chi ha commesso reato di clandestinità continua a rimanere libero se ha commesso altri reati. Per garantire l’efficacia occorrerebbe studiare delle formule tali per cui gli altri reati vengano assorbiti e si possa avere una diretta correlazione tra il reato e la possibilità di espulsione”.



Nel suo discorso il Sindaco ha elogiato la politica del ministro Maroni e i poteri da lui concessi ai comuni per rispondere ai problemi che i fenomeni migratori pongono soprattutto alle grandi città. “Milano accoglie nelle proprie scuole – ha dichiarato Letizia Moratti – il doppio degli alunni stranieri rispetto alla media italiana e ospita in città oltre 160 etnie. Una situazione certamente non facile da gestire”.



La scuola italiana, secondo il Sindaco, si è però dimostrata capace di integrare nella libertà e di offrire rispetto al modello britannico (“scuola per stranieri”) o a quello francese (“negazione della cultura di appartenenza”) una risposta convincente, riconosciuta come valida anche dall’Ocse. La Moratti ha poi sottolineato i buoni risultati ottenuti grazie alla collaborazione con il privato sociale e la necessità di una risposta anche a livello urbanistico, data la correlazione tra insicurezza e degrado urbano emersa dalla ricerca. Secondo lo studio presentato, l’Italia, per ora, non sembrerebbe correre i rischi che si sono manifestati in Francia, ma, come si è visto in Viale Padova, “anche un singolo episodio può fungere da catalizzatore di contrasti latenti”.