Direttori dei principali quotidiani e televisioni a confronto da Milano e Roma in videoconferenza sulla legge “bavaglio” che proibisce di pubblicare le intercettazioni telefoniche. Con un giudizio concorde di condanna del ddl del centrodestra, che però, come ha ricordato Peter Gomez, “è molto simile al ddl sulle intercettazioni presentato dall’ex ministro Clemente Mastella sotto il governo Prodi e sostenuto dal centrosinistra”.



Per l’editorialista del Fatto Quotidiano “vediamo dietro questo disegno di legge la responsabilità comune che impedisce ai cittadini di conoscere per scegliere. Di fronte a questo la mia proposta ai direttori di tutti i giornali è di rispondere con la disobbedienza civile e con un ricorso alla corte europea di Strasburgo”. Mentre per il direttore del Tempo, Mario Sechi, “di fronte alla crisi epocale sconvolgente della carta stampata, inserire un’ulteriore norma punitiva per gli editori significa contribuire a scardinare i bilanci delle società editrici. Se saldiamo le multe previste per le intercettazioni telefoniche alle somme richieste per le querele, un’intera industria, quella dell’informazione, rischia di saldare per aria”.

Il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha invece ricordato che Walter Tobagi, il giorno prima di essere assassinato, ha partecipato a un convegno dal titolo “Libertà di informazione e segreto istruttorio”. E per Mauro, “è sbagliato chiamare quello in discussione un ddl sulle intercettazioni telefoniche. E’ più corretto definirlo un disegno di legge sulla libertà di informare e di svolgere le indagini”.

 

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