“Lo scandalismo mediatico non è la libertà d’informazione”. Così si esprime Pietro Barcellona sulla protesta che cresce di giorno in giorno contro i provvedimenti legislativi proposti dal governo in materia di intercettazioni e uso giornalistico delle informazioni. Definendo “apocalittico” l’editoriale del 23 maggio di Barbara Spinelli il Professore di Filosofia del diritto nell’Università di Catania propone, con un intervento sul quotidiano “La Sicilia”, alcuni elementi di analisi che cercano di dare ai lettori la possibilità di “formarsi un proprio libero convincimento”. Il primo quesito su cui porre l’attenzione è chiedersi “se debba essere fissato o no un confine tra la ricerca dell’informazione e la libertà di spionaggio che, nel nostro paese, è stata abusata in modo inaudito”.
La verità dell’informazione può essere realizzata soltanto se “sono note e trasparenti le fonti, i percorsi informativi dei dati e delle testimonianze acquisite e i soggetti che sono legittimati ad utilizzarle e a garantirne la corrispondenza a fatti reali”, afferma Barcellona ed aggiunge che il pericolo non è rappresentato solamente dalle intercettazioni senza alcuna garanzia ma dalla loro diffusione sui giornali che aprono veri e propri “processi mediatici senza alcuna garanzia per l’imputato” facendo riferimento ad un “senso dell’onestà intellettuale” che deve occuparsi del fatto che qualsiasi notizia fornita da giornali o televisione appare, alla maggioranza del pubblico, come un’incontestabile verità.
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Nel frattempo è arrivata la conferma dal senato che il ddl intercettazioni inizierà la sua corsa lunedì 31 maggio. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le 19 di venerdì 28 maggio.