Non stiamo affrontando una congiuntura difficile, dice il ministro Tremonti, siamo a un “tornante della storia”. Parole forti che hanno dovuto convincere, seppur con grande fatica, Silvio Berlusconi e che gli italiani dovranno accettare assieme ai “sacrifici temporanei” a cui saranno chiamati. Si apre perciò una fase nuova, che interroga le forze politiche e inverte i ruoli del passato. Chi ha sempre predicato ottimismo sarà costretto a correggere il tiro, chi ha sempre sventolato la bandiera del rigore e della sobrietà non potrà sottrarsi tanto facilmente al prezzo politico che un gesto di responsabilità porta con sé. Massimo Franco analizza con IlSussidiario.net la nuova fase della politica italiana che si apre in queste ore. 



La definizione della Manovra ha contrapposto l’ottimismo berlusconiano al rigore di Giulio Tremonti. Cosa ha significato questo scontro per la maggioranza?

Tremonti si candida sempre più al ruolo di “guardiano dei conti” per conto dell’Europa, una sorta di Commissario europeo inviato in Italia per controllare che le cose vengano fatte bene. Berlusconi invece ha un problema diverso: il premier ha legato la propria immagine, e la sua cultura politica, all’idea delle “vacche grasse” o comunque alla promessa che il tempo delle “vacche magre” non sarebbe venuto. La fase che si apre oggi è opposta alla sua psicologia e per questo ne soffre profondamente.

Cambierà il rapporto con il suo elettorato di riferimento?



Dovrà vincere una difficile scommessa: far capire agli italiani che la nuova fase non è legata alle colpe del Governo, ma a una congiuntura molto dura. I suoi elettori sono pronti ad accettare “Silvio l’avaro” dopo anni di “Silvio il generoso”? Dipenderà molto da chi verrà toccato dai tagli. Per ora si respira una grande diffidenza.

Se la stagione dell’ottimismo è da archiviare, se ne apre una nuova all’insegna della neonata leadership di Giulio Tremonti? 

 

A questo non credo molto. La leadership di Tremonti entrerebbe in gioco soltanto nel momento in cui Berlusconi appoggiasse l’ipotesi di un governo tecnico.

Ma a questo appuntamento la maggioranza si presenterà unita o sfilacciata?



Non credo che ci sarà unità, la divisione è nell’aria. La Lega esalta Tremonti, la Padania scrive con grande enfasi “Varata la manovra che salva il Paese”. Un atteggiamento che non aiuta il ministro e che esaspera i malumori che da tempo attraversano il centrodestra.
In area finiana infatti c’è chi scalpita, mentre è da registrare il dissenso dei governatori e dei sindaci penalizzati. Se quelli del Carroccio rimarranno allineati, già da queste ore si registra l’insoddisfazione del Sindaco Gianni Alemanno e della neo-presidente del Lazio, Renata Polverini. Forse è solo l’inizio…

Da parte del neonato “Partito della Nazione” di Casini bisogna aspettarsi l’appoggio incondizionato del provvedimento?

Già dal nome scelto, l’operazione di Casini mi sembra l’archiviazione del “neo-centrisimo”. È un soggetto adatto a gestire questa fase di transizione, che tradisce però il suo lento riavvicinamento al centro-destra. L’atteggiamento verso la Manovra è di apertura, con la speranza che la maggioranza abbandoni lo schema dell’asse del Nord per cambiare.

Per il Partito Democratico invece cosa c’è in gioco? Se da un lato Visco gongola per il rilancio di alcune sue vecchie proposte, dall’altro rimane la tentazione di cavalcare la cosiddetta “macelleria sociale”, con i democratici pungolati da Vendola e Di Pietro…

Il centrosinistra difficilmente riuscirà ad avere un atteggiamento diverso da quello che ha tenuto in queste ore. Bersani è evidentemente condizionato da Di Pietro, ma anche dalla confusione del centrodestra. Difficile pretendere dall’opposizione una convergenza fino a quando persisterà questo stato di caos.  Le speranze di Napolitano rischiano in pratica di rimanere deluse ancora una volta.

Il rischio di un’ennesima manovrina da Prima Repubblica, costosa in termini di immagine, ma incapace di risolvere davvero i problemi è ancora presente?

 
 

Il rischio c’è e la preoccupazione è giusta, ma questa volta siamo davvero all’ultima chiamata. L’Unione Europea ha fatto capire che non si può più scherzare col fuoco.

Da ultimo, un commento alla legge sulle intercettazioni. Il Governo riuscirà, secondo lei, a trovare un equilibrio accettabile tra libertà d’informazione, privacy e strumenti adeguati per indagare?

Devo dire che la legge è nata male. Per sanare lo squilibrio determinato dai gravi abusi che ci sono stati, si rischia di crearne degli altri. In questo momento non so cosa augurarmi, anche se ho l’impressione che il Governo abbia capito che andava incontro a una forzatura e sarà costretto a qualche passo indietro.

(Carlo Melato)