Claudio Scajola, nato a Imperia il 15 gennaio 1948, inizia la carriera politica giovanissimo: a 14 anni fonda un movimento politico giovanile di ispirazione cattolica, e più tardi milita nel movimento giovanile della Democrazia cristiana del quale ne diventa dirigente. Dopo avere frequentato, senza laurearsi – se non nel 2000 quando è ministro in carica – giurisprudenza all’Università di Genova diventa dirigente INADEL e nel ‘75 si occupa dell’Ospedale regionale di Costarainera, passando in seguito alla presidenza dell’USL d’Imperia. Esordisce nell’80 nel Consiglio comunale del comune di Imperia, del quale diventa sindaco nellì82.
A solo un anno di governo cittadino, Claudio Scajola è costretto a dimettersi in seguito a pesanti accuse giudiziarie relative all’appalto della gestione del Casinò di Sanremo. Il 12 dicembre dell’83 viene arrestato: aveva partecipato ad un incontro segreto a Martigny, in Svizzera con l’allora sindaco di Sanremo Osvaldo Vento e ad una delle parti in gara per l’appalto, il conte Giorgio Borletti, con l’accusa di tentata concussione aggravata. Si fa 70 giorni di carcere a San Vittore, ma viene prosciolto da ogni accusa. Viene accolta la tesi difensiva secondo la quale, nell’incontro, aveva v chietso una gestione del Casinò politicamente più equilibrata. Sarà di nuovo sindaco di Imperia dal ’90 al ‘95
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– Claudio Scajola passa nel ’95 a forza Italia, del quale diviene coordinatore provinciale, mentre nelle politiche del ’96 è eletto deputato con il Polo delle Libertà. Berlusconi gli conferisce l’incarico di responsabile nazionale dell’organizzazione del suo partito e di redarre lo statuto. Nel ’98 si svolge il primo congresso di Forza Italia e Scajola è nominato coordinatore nazionale. Nel 2001, eletto nuovamente deputato con la Casa delle Libertà ed è nominato ministro dell’Interno.
– Scajola, nel 2002, è costretto a dimettersi una seconda volta. Da poco era stato assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il professore e consulente del governo Marco Biagi. Era stato Scajola a decidere di toglierli la scorta. Il 30 giugno 2002, in particolare, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore, pubblicano una chiacchierata informale tra Claudio Scajola e alcuni giornalisti a Cipro: «A Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre. E poi vi chiedo: nella trattativa di queste settimane sull’ articolo 18 quante persone dovremmo proteggere? Praticamente tutte», aveva detto ai presenti Claudio Scajola, aggiungendo, a chi gli faceva notare la centralità di Marco Biagi nel tentativo di riforma del Welfare: «Non fatemi parlare. Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza». L’ultima affermazione, in particolare, suscita tante e tali polemiche da costringerlo a rassegnare le dimissioni da ministro dell’Interno.
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In seguito alle dimissioni da ministro dell’Interno, Claudio Scajola riceve da Berlusconi l’incarico di coordinatore della campagna elettorale di Forza Italia per le amministrative del 2002. Nel luglio del 2003 è nominato ministro per l’Attuazione del programma di governo, mentre nel terzo governo Berlusconi è nominato ministro per le Attività produttive. Alle politiche del 2006 è nuovamente eletto deputato con Forza Italia. Sempre nel 2006 riceve l’incarico di presidente del COPACO, successivamente COPASIR. Rieletto deputato nel 2008, dall’8 maggio ad oggi è stato Ministro dello Sviluppo Economico
– Claudio Scajola, nel 2010 è coinvolto in un’inchiesta sul Gruppo Anemone. Il gruppo, a sua volta, è coinvolto in un’inchiesta che avrebbe per protagonisti i vertici della Protezione Civile, i quali avrebbero favorito il gruppo in alcuni appalti pubblici. La Guardia di Finanza avrebbe trovato tracce di assegni circolari per un valore complessivo di circa 900mila euro provenienti da un architetto del Gruppo Anemone: Questi soldi sarebbero serviti a pagare la parte in nero di una casa intestata alla figlia di Scajola, con vista sul Colosseo, pagata ufficialmente 600mila euro. Ancora una volta, in seguito alla continue e sempre più pesanti polemiche, Claudio Scajola si dimette.