Nel documento firmato all’unanimità dai governatori, la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha bollato come “irricevibile” la Manovra Tremonti. Le regioni non hanno lamentato soltanto un carico del 40% dell’intera manovra sulle proprie spalle e un’“assenza di coinvolgimento” nella definizione dei tagli e della loro entità, ma anche una preoccupante riduzione dei margini di riforma del federalismo fiscale. A guidare la protesta Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, secondo cui «i tagli riguardano in minima parte lo Stato e i ministeri (solo l’1,2%), ma rischiano di ammazzare le Regioni». Più defilata la Lega Nord, secondo alcuni commentatori “eccessivamente silenziosa” e allineata al ministro dell’Economia, anche se il documento porta la firma di due leghisti come Roberto Cota, presidente del Piemonte, e Luca Zaia, governatore del Veneto, che ha spiegato il suo punto di vista a IlSussidiario.net.
Presidente, il dibattito è aperto: questa manovra rischia davvero di far morire il federalismo ancor prima di nascere?
Andiamo per gradi, il documento non dice proprio questo. Innanzitutto con grande senso di responsabilità i presidenti ribadiscono la loro disponibilità a partecipare al risanamento dei conti dello Stato e al recupero dei famosi 25 miliardi di euro. Detto questo, chiedono un confronto costruttivo con il Governo perché questa Manovra, così com’è, mette le Regioni in grandissima difficoltà. Ora bisogna trovare una soluzione. Questa è la realtà, il resto sono polemiche inutili.
Nessun rischio quindi per il federalismo?
Le rispondo con le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: il federalismo non è più una scelta, è una necessità, una vera assunzione di responsabilità in un momento storico in cui i conti dello Stato versano in condizioni disastrose. Non si può rinviare per nessun motivo, per questo, come minimo punto di partenza, è giusto che si chieda un’assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Si riferisce a una distribuzione dei sacrifici più equa che veda in prima linea i ministeri?
Mi sembra una proposta sacrosanta, ma è giunto anche il momento di introdurre, finalmente, il principio dei costi standard, abbandonando i vecchi criteri della spesa storica. Se si chiedono nuovi tagli alle regioni virtuose, come ad esempio il Veneto e la Lombardia, si rischia di scendere al di sotto della soglia di sostenibilità della vita amministrativa, perché lo spreco è già stato ridotto al minimo. Da altre parti, invece, i tagli potrebbero favorire lo snellimento la razionalizzazione delle amministrazioni. Se si entra nella logica dei costi standard chi spende subito e male la paghetta settimanale dovrà iniziare ad arrangiarsi.
Seguendo il suo suggerimento, la Manovra, se corretta, potrebbe essere uno stimolo verso la riforma federale. Su questo c’è la disponibilità di tutti i presidenti, al di là delle appartenenze politiche o del “grado di virtuosità”?
Non ci sono passi indietro, né polemiche tra i governatori. Il documento è stato firmato da tutti. Personalmente lo confermo del tutto e, ribadisco, più che parlare di federalismo affronta in maniera concreta le problematiche dei tagli.
È fiducioso riguardo alla trattativa con il Governo. Ha già sentito Umberto Bossi su questo?
Il segretario federale conosce benissimo la questione. Sono assolutamente fiducioso. Teniamo anche conto che siamo solo all’inizio della discussione e che la manovra passerà comunque in Parlamento con la fiducia e con un maxiemendamento. Entro la giornata di oggi, infatti, bisognerà presentare tutti gli emendamenti.
Se la Manovra invece rimanesse così com’è non ci sarebbero alternative al taglio dei servizi per i cittadini?
Non glielo so ancora dire nel dettaglio, certamente ne risentirebbero i servizi ai cittadini. Per questo motivo abbiamo chiesto di poter almeno decidere da soli dove tagliare.
Da ultimo, un chiarimento sulla polemica che l’ha riguardata in questa settimana in relazione all’inno nazionale che non sarebbe stato suonato all’inaugurazione di una scuola elementare in provincia di Treviso. Cosa risponde a chi l’ha criticata?
Non dovrebbero esserci chiarimenti perché l’Inno è stato suonato. Un giornale, che non ha nemmeno inviato giornalisti sul posto, ha pubblicato una notizia assolutamente falsa. La notizia è stata ribattuta da tutte le agenzie domenica mattina e così il Paese ha iniziato a discutere su una notizia assolutamente priva di fondamento. Ripeto, l’Inno nazionale è stato suonato.
Soltanto l’Inno di Mameli o anche il Va’ Pensiero?
L’Inno, il Va’ Pensiero e altre canzoni…
(Carlo Melato)