Una lettera aperta a firma Antonio Di Pietro e Maurizio Zipponi, responsabile welfare e lavoro Idv, destinata ai dirigenti e ai lavoratori Fiat. Nella lettera, vengono individuati due punti per poter agire sul delicato tema della Fiat e dei previsti tagli e licenziamenti.
Di Pietro e Zipponi vogliono ribadire il concetto che la Fiat ha sempre ricevuto importanti finanziamenti da parte dello Stato italiano per cui non è possibile che la Fiat non senta una responsabilità sociale per le risorse ricevute. Indicano pi gli esempi di Francia e Germania dove le aziende automobilistiche “investono nel proprio Paese senza mettere in contrapposizione i diritti dei lavoratori con i piani industriali”.
Ecco allora alcune domande: “Come si spiega che l’industria dell’auto tedesca, con un accordo tra Merkel e sindacati, stia investendo nel proprio Paese per produzioni qualificate e di alto valore aggiunto? Come si spiega che l’intenzione della Renault in Francia di chiudere stabilimenti e portare la produzione in Turchia sia stata definitivamente bloccata da Sarkozy? Come si spiega che negli Usa gli aiuti pubblici alla Chrysler/Fiat sono stati vincolati da Obama allo sviluppo di produzioni a minor impatto ambientale, tanto è vero che la Fiat costruirà la 500 elettrica negli Usa?”.
– Sono diverse le domande poste dalla lettera aperta dei due rappresentanti Idv. Fra le altre, quelal relativa agli stipendi: “Come si spiega che un operaio della Fiat prende millecinquecento euro medi netti al mese e quello tedesco a parità di mansioni ne percepisce più di tremila con una differenza del costo della vita solo del 20%?”. Perché, chiedono ancora, dopo ingenti finanziamenti pubblici, si vogliono chiudere gli stabilimenti d Termini Imerese con la perdita di duemila posti di lavoro?.
L’Italia dei valori, dicono, sostiene “l’impresa non assistita, libera di agire sul mercato e rispettosa del Paese in cui opera, perché raggiunga la necessaria competitività e flessibilità date dalla concorrenza internazionale”. In conclusione, gli esponenti dell’Idv si chiedono se la Fiat “non stia creando un problema sociale enorme per ricontrattare con lo Stato e con il sistema bancario nuovi finanziamenti. In questo modo coprirebbe il vero problema, cioè quello del ripianamento del proprio debito, scaricando tutto sui lavoratori mentre gli azionisti decidono dividendi”.
– Per l’Italia dei Valori “la strada è chiusa. Non si possono cercare capri espiatori nei lavoratori che percepiscono 800 euro al mese quando sono in cassintegrazione, e quando lavorando non riescono più ad arrivare a fine mese. Con quale motivazione e partecipazione possono contribuire al buon andamento dell’impresa se non vengono rispettati?”. In Italia, per Di Pietro, “il governo è assente”.
E allora, “una forza politica come l’Italia dei Valori, che è fuori dalla casta, dai compromessi di potere, dai ladrocini e dai misfatti, ha deciso di scrivere questa lettera aperta indirizzata a lei, egregio dott. Marchionne e a tutti i lavoratori, perché ritiene che un rapporto diretto tra le parti, senza falsi ministri del lavoro, finti presidenti del consiglio e finti sindacalisti, sia l’unico modo per far diventare la Fiat un’azienda italiana di cui essere orgogliosi”.