YOUTUBE – SCONTRO FINI-BONDI: Caso Brancher, Cosentino, rapporto con la Lega, dissenso nel Pdl, tra Gianfranco Fini e Sandro Bondi i punti di frizione non sono pochi e si sapeva. Ma che un incontro iniziato sotto i migliori auspici finisse a “ceffoni” segnando l’ennesimo “punto di non ritorno” nella lotta tra berlusconiani e finiani era difficile da prevedere.
Pierluigi Battista moderatore e arbitro dà inizio alle danze, Fini lancia qualche sasso nello stagno: «La politica – dice il Presidente della Camera – non è improvvisazione. Non è insultante essere professionisti della politica». Bondi cerca un punto di incontro: «Mettiamo da parte le cose che ci dividono e partiamo dalle cose che ci uniscono, come la riduzione dei parlamentari e la fine del bicameralismo perfetto».
Fini tira dritto: «Non si può dire segui la linea sennò sei fuori. Qui si tratta di rivendicare il diritto al dissenso, perché una democrazia è tale se non c’è il pensiero unico».
«Se marchi solo le differenze – replica Bondi – diventi un controcanto sterile, invece puoi dare un contributo al partito». A questo punto Fini affonda sulla giustizia: «Quale Paese al mondo ha un sottosegretario del quale hanno chiesto l’arresto per gravi reati?». «I dirigenti si difendono, – risponde Bondi seccato – si esprime solidarietà».
Fini: «Dobbiamo essere come la moglie di Cesare, al di sopra di ogni sospetto. Non voglio che ci sia il sospetto che qualcuno si faccia nominare ministro per non andare in tribunale». lI compromesso a questo punto è davvero impossibile, i due esponenti iniziano a riordinare le proprie cose e si alzano: «Mi scoraggio – dice Bondi -, così avremmo avuto i comunisti al governo».