SCONTRO BERLUSCONI-FINI – PRONTO DOCUMENTO POLITICO: Il divorzio tra Berlusconi e Fini sembra sempre più vicino. Dopo una lunga fase logorante di attacchi reciproci e delegittimazioni i due co-fondatori si sono ritrovati a un punto di non ritorno.

L’intervista di Fini al Foglio (“Resettiamo tutto, senza fraintendimenti”) non sembra in grado di risolvere la situazione. Le pratiche di divorzio sembrano infatti ben avviate. Dopo una lunga notte di discussioni nel quartier generale berlusconiano sarebbe stato redatto un documento politico, la cui premessa sarebbe: “Non ci sono piu’ le condizioni per restare nella stessa casa”.



Il documento dovrebbe essere portato questa sera all’ufficio di presidenza e verrà esaminato nei dettagli in un nuovo vertice nel quale parteciperanno coordinatori e i capigruppo di via dell’Umiltà.

I finiani Bocchino, Granata e Briguglio, rischiano invece l’espulsione in nome dell’all’articolo 48 dello Statuto del Pdl.



I giornali iniziano a ipotizzare alcuni nomi pronti a seguire il Presidente della Camera: Bocchino, Briguglio, Granata, Raisi, Barbareschi, Proietti, Divella, Buonfiglio, Barbaro, Siliquini, Perina, Angela Napoli, Bellotti, Di Biagio, Lo Presti, Scalia, Conte, Della Vedova, Urso e Tremaglia. Tra i probabili: Esti, Bongiorno, Paglia, Lamorte, Rubens, Menia, Angeli, Ronchi, Moffa, Cosenza, Patarino.

IL FOGLIO – FINI OFFRE LA TREGUA A BERLUSCONI, MA E’ TARDI – "Resettare tutto, senza risentimenti", parola di Gianfranco Fini che, dalle colonne de Il Foglio, prova a offrire una tregua a Silvio Berlusconi.



Lo scontro tra i due sembra durare da una vita, ma le voci di una rottura imminente non sono mai state così insistenti. Berlusconi ed io non abbiamo il dovere di essere o di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno politico ed elettorale. Per questo ci tocca il compito di deporre pregiudizi, di mettere da parte carattere e orgoglio. E’ l’unica via per evitare che una deflagrazione senza senso si porti via la credibilità del centrodestra".

Parole inedite, forse inaspettate, dopo mesi di accuse reciproche tra i due co-fondatori del Pdl, alimentate dalle rispettive truppe di fedelissimi: "Non ci sarebbero – continua il Presidente della Camera – né vincitori, né vinti, alla fine della mattanza. Discutiamo le questioni politiche con spirito liberale".

L’ex leader di An tocca poi un tema delicato come la "questione morale" su cui i finiani hanno insistito molto proprio in questi giorni chiedendo le dimissioni di Verdini dal partito (e ipotizzando addirittura, come ha fatto Granata, trame oscure in difesa della mafia). "Garantismo e legalità non sono in conflitto – dice Fini -. La mia solidarietà verso chiunque sia colpito da gogna mediatica e da accanimenti palesi è di antica data, e resta intatta".

Nella lunga lotta tra i due leader questa intervista segna l’ennesimo colpo di scena. La partita resta aperta, anche se la resa dei conti sembra comunque davvero vicina.