L’estate della politica italiana è tormentata dallo spettro della crisi di governo e dalle possibili elezioni anticipate, in quel caso l’unica delle soluzioni possibili secondo la maggioranza. Su questo punto si combatte una guerra di nervi a colpi di dichiarazioni del Pdl e di note piccate del Quirinale, che fa intendere di non accettare pressioni indebite.
Gli scenari che si potrebbero aprire restano difficili da prevedere soprattutto con la comparsa di un soggetto nuovo come il gruppo finiano “Futuro e Libertà”. «La nascita di Fli – dice Nicola Piepoli a IlSussidiario.net – rende ancora più alto il deficit di voti già molto pesante, tra centrosinistra e centrodestra».
Dopo tutto ciò che è successo quali sarebbero i rapporti di forza in caso di elezioni anticipate?
Dal punto di vista della ricerca, ad oggi, la maggioranza che sostiene il governo fa registrare un +1,5%. Dopo la scissione dei finiani dal Pdl il saldo per il centrodestra è in attivo perché ciò che il Popolo della Libertà perde è meno di quanto Fli guadagna. È un dato che non deve stupire: quando due forze politiche gemmano la somma complessiva aumenta, quando invece si verifica una fusione il totale è solitamente inferiore alla somma dei partiti (l’eccezione che conferma questa regola fu proprio il Pdl).
Ma quanto può valere oggi “Futuro e libertà” in termini di consenso?
Il 5%, una percentuale che, tra l’altro, rispecchia la numerica parlamentari, la proporzione cioè tra i deputati usciti dal Pdl e quelli che sono rimasti con Berlusconi. Stiamo parlando comunque di un soggetto politico nuovo, che ha sottratto parlamentari da un solo gruppo, ma che è destinato a sottrarre voti a tutte le forze in campo.
A quale partito ruberà più voti secondo lei?
Metà del suo bacino elettorale (quindi il 2,5%) lo leverà al Pdl, l’altra metà in buona parte al Pd (1%) e agli altri partiti a scendere (Idv, Udc, Lega…).
Che conclusioni possiamo iniziare a trarre da questi primi dati?
La nascita di Fli rende ancora più alto il deficit di voti, già molto pesante, tra centrosinistra e centrodestra. In pratica condanna la sinistra a una sconfitta.
Se la scissione interna al Pdl non fa gioco alla sinistra, potrebbe essere il cambio di leadership, magari grazie al “fenomeno Vendola”, a riaprire i giochi?
Nichi Vendola è un grande trascinatore, ho avuto modo di studiarlo e di apprezzare le sue capacità. È l’animatore di una macchina meravigliosa e organizzatissima, a mio parere il miglior competitor per la sinistra, ma è destinato comunque a perdere. Il deficit da colmare è davvero troppo alto.
Finora abbiamo fatto delle valutazioni considerando Fini all’interno del centrodestra. Se formasse invece quel “terzo polo” di cui si parla da tempo?
È uno degli scenari possibili, ma sul quale oggi è praticamente impossibile fare previsioni. Cambierebbe tutto. Possiamo limitarci a notare che se il partito dell’ex leader di An è al 5%, l’Udc è in leggero calo al 5,5%. Non si può però pesare il “terzo polo” facendo la somma aritmetica tra questi due partiti, aggiungendo poi il pacchetto di voti dell’Mpa e di Rutelli.
Il centrodestra senza di lui come se la passerebbe?
Sarebbe comunque molto difficile da battere. Il partito di Berlusconi rimane forte (36%), mentre la Lega che viene da un periodo d’oro registrerebbe un lievissimo calo (10%), come dicevamo a favore di Fli. Bisogna però anche dire che siamo l’unico Paese europeo che quest’anno non è andato in vacanza premiando i propri governanti.
Cosa intende?
La fiducia degli altri governi europei tra i propri cittadini è salita prima delle ferie, noi abbiamo rappresentato invece un’anomalia. E dire che una volta, in estate, si costituivano i cosiddetti “governi balneari” proprio per mandare i cittadini in vacanza tranquilli. Quest’anno invece è successo il finimondo. Molto probabilmente la maggior parte degli italiani era distratta e pensava ad altro, ma è anche vero che i pochi che hanno seguito la politica non sono stati contenti di ciò che hanno visto.
Ma tra gli italiani, che pian piano si rimetteranno al lavoro, torna la voglia di nuove elezioni?
Direi proprio di no, circa un italiano sue tre (34%) pensa che la cosa migliore per il bene del Paese sia che l’attuale governo continui a governare. Un dato in crescita, che bisognerà continuare a monitorare. In leggera discesa quelli che invece preferirebbero tornare al voto (24%). Il desiderio di vedere all’opera governi tecnici (15%) o di larghe intese (11%) rimane invece decisamente basso.