Oggi pomeriggio (diretta video dalle ore 17 sul sito della Camera dei Deputati), si voterà la mozione di sfiducia al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, proposta da Partito Democratico e Italia dei Valori, che mette alla prova il nuovo gruppo di parlamentari di Gianfranco Fini e potrebbe determinare il destino del Governo di Silvio Berlusconi.
Dopo la scissione interna al Pdl c’era molta attesa riguardo alla scelta del gruppo autonomo finiano “Futuro e Libertà”. I finiani hanno però comunicato di aver già trovato un accordo con Udc, Api e Mpa per l’astensione.
Il premier ha definito questa decisione “una scelta senza senso” e non ha nascosto la sua irritazione per il nuovo asse tra Fini e i centristi. «È il segnale che vogliono continuare a indebolirci e cercano il pretesto per rompere» ha dichiarato il premier, secondo molti sempre più tentato dalla strada del voto anticipato.
Italo Bocchino, dalle colonne de Il Secolo d’Italia, difende invece la scelta dell’astensione e la definisce “un esperimento innovativo di una vasta area parlamentare che ha il dovere di distinguersi dal giustizialismo manettaro di Di Pietro e dal giustificazionismo camuffato da garantismo dei berlusconiani”.
Per i finiani il caso Caliendo resta comunque ben diverso da quello che aveva interessato Cosentino. Bocchino però pone una domanda precisa al sottosegretario: “un magistrato come Caliendo ritiene prudente incontrare il noto pluripregiudicato Flavio Carboni per parlare di questioni giudiziarie complesse?”.
“Nessun Parlamento può processare un sottosegretario perchè va a colazione con un coordinatore nazionale del suo partito” afferma però Gianfranco Rotondi, ministro all’Attuazione del programma. Il ministro lancia poi un appello ai centristi: “Sulla base della nostra cultura, facciamo un forte appello, non solo ai finiani ma anche all’Udc e a Lombardo di non uscire da una posizione cinquantennale. Non si facciano ingabbiare o non utilizzino questo voto per costruire assetti nuovi o innovativi. Oggi si vota su una persona. C’è una mozione costruita su un pranzo, chiunque in questo modo potrà essere chiamato a dimettersi sul nulla”.
L’opposizione, dal canto suo, incalza: “Se oggi gli astenuti e i favorevoli alla sfiducia saranno più dei contrari – dichiara il vice segretario del Pd Enrico Letta, il governo non potrà derubricare il voto a fatto tecnico. Se la fiducia a Caliendo sarà sotto i 315 voti, il premier deve capire che la sua maggioranza non c’è più, il che comporta l’obbligo non giuridico ma politico delle dimissioni».
Il Pd continuaa a spingere infatti per un governo tecnico che sappia affrontare “la legge elettorale, la situazione finanziaria e la lotta alla corruzione”.
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