GIANFRANCO FINI – In otto punti la verità sulla casa a Montecarlo – Il Presidente della Camera Gianfranco Fini è uscito allo scoperto e in una lunga nota diffusa ieri racconta la sua verità sulla polemica che in questi giorni lo coinvolge e che ruota intorno a una casa a Montecarlo. Oltre a dirsi tranquillo e fiducioso sull’esito delle indagini, Fini chiarisce la sua posizione attraverso otto punti. E nella nota non manca di far appunti sull’atteggiamento di Berlusconi e sui suoi giornali, dato che è stato Feltri, proprio da Il Giornale, a dar inizio al can can mediatico sulla casa di Montecarlo. Ma vediamo cosa ha scritto Fini nella nota:



“Un’inchiesta della Magistratura accerterà se sulla vicenda della casa a Montecarlo sono state commesse irregolarità o violazioni di legge. È la ragione per cui mi sono fino ad oggi limitato ad affermare ‘Ben vengano le indagini’. A differenza di altri non ho l’abitudine di strillare contro i magistrati comunisti…”.



“Secondo molti la rilevanza che il caso ha assunto dovrebbe spingermi a chiarire rapidamente, senza attendere interrogatori e rogatorie internazionali, alcuni punti non facilmente comprensibili per l’opinione pubblica. Premesso che il caso è diventato tale per l’ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani, che fingono di ignorare che la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di A.N., sento comunque il dovere di fare chiarezza per ciò di cui sono a conoscenza”.

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Ecco quindi che Fini snocciola la sua verità in otto punti:

 

“1) L’appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato, quando venne in possesso di A.N., circa quattrocentocinquanta milioni di lire e per tale valore fu regolarmente iscritto a bilancio. La stima fu fatta dalla società che amministra il condominio ed è stata spontaneamente esibita agli inquirenti insieme con gli altri documenti richiesti.

 

2) Chi ebbe modo di visitare l’appartamento, l’On. Lamorte e la Sig.ra Marino, mia segretaria particolare, riferirono che esso era in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione.

 

3) Non corrisponde al vero che siano state avanzate a me o, per quel che mi risulta, all’amministratore Sen. Pontone o ad altri proposte formali di acquisto.

 

4) Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l’appartamento, notoriamente abbandonato da anni.

 

5) Verificato dagli Uffici di A.N. che l’offerta di acquisto era superiore al valore stimato (trecentomila euro a fronte di quattrocentocinquanta milioni di lire) e in ragione del fatto che il bene rappresentava unicamente un onere per A.N. (spese di condominio ed altro), autorizzai il Sen. Pontone alla vendita come accaduto altre volte in casi analoghi.

 

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6) Solo per restare nell’ambito dell’eredità Colleoni, alcuni terreni a Monterotondo, un appartamento ad Ostia ed uno in Viale Somalia a Roma furono venduti in tempi diversi con le medesime modalità. In nessuna occasione, a partire dalle assemblee nazionali convocate secondo statuto per l’approvazione dei bilanci, alcun dirigente di A.N. contestò o sollevò perplessità sulle avvenute vendite essendo evidente che la ‘giusta battaglia’ cui faceva riferimento il testamento consisteva nel rafforzamento del partito anche attraverso nuovi introiti finanziari e non certo attraverso l’utilizzo di terreni o appartamenti (specie se all’estero) non necessari all’attività politica.

 

7) La vendita dell’appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla.

 

8) Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l’appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite”.

 

Nelle righe finali, un’ultima considerazione del presidente della Camera che tende ulteriormente a spegnere le speranze di chi vorrebbe metterlo in difficoltà con questa vicenda:

 

“Questo è tutto. Una sola considerazione finale: in quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia e non ho assolutamente niente da nascondere né tantomeno da temere per la vicenda monegasca. Pertanto, chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica è meglio che si rassegni…”.