Alla fine il nodo è stato sciolto. Dal vertice di palazzo Grazioli tra il presidente del Consiglio e lo stato maggiore del Pdl è uscita la decisione di porre la fiducia. Una scelta che comporta qualche rischio, ma che evita “giochini parlamentari” e controdocumenti. A poche ore dal discorso del premier e dagli attesissimi 5 punti gli occhi di tutti sono puntati sul gruppo dei finiani. L’on. Giuseppe Consolo, anticipa a IlSussidiario.net le intenzioni di Futuro e Libertà.
Qual è la vostra decisione sul voto di oggi in Parlamento?
Dopo il discorso del premier ci riuniremo e decideremo. Salvo colpi di scena e dichiarazioni del tutto fuori luogo di Berlusconi (che non credo ci saranno) voteremo la fiducia al governo, come abbiamo detto fin dall’inizio.
A quanto le risulta il “processo breve” verrà inserito nei 5 punti?
Non sono in grado di saperlo, aspettiamo di ascoltare le parole del Presidente del Consiglio.
Se così fosse lei voterà comunque con il governo?
Non sono abituato a ragionare sui se e sui ma. Vedrete che Berlusconi farà un intervento di ampio respiro ribadendo i punti salienti del nostro programma di governo e la Camera approverà.
Avevate chiesto al Pdl un vertice di maggioranza. È stato un errore non concedervelo?
No, sinceramente non lo ritengo un errore.
La vostra sarà in ogni caso una posizione unitaria?
Di questo stia sicuro. Fli non è una caserma, al suo interno di discute, ma poi si trova una sintesi.
Se qualcuno si distinguerà andrà considerato fuori dal gruppo?
Chi voterà in dissenso se ne assumerà le responsabilità, ma, ripeto, non credo che questo avverrà.
Secondo molti commentatori (e alcuni parlamentari) il voto segreto sul caso Cosentino era però riuscito a dividervi?
Guardi, io stesso avevo preannunciato un voto contrario all’utilizzo delle intercettazioni perché questa era stata la posizione che avevo assunto in giunta, della quale sono vicepresidente. Ci ha pensato l’attacco de Il Giornale a farmi cambiare idea e a compattare il gruppo.
Da settimane i giornali parlano di un possibile allargamento della maggioranza che, se riuscisse, renderebbe i vostri voti superflui. Il governo può arrivare a quota 316 senza di voi?
È un’ipotesi surreale.
Se invece sarete determinanti?
Succederà una cosa molto semplice: il governo potrà andare avanti e rispondere alle aspettative degli italiani. Guardi, io sono tra quelli che auspicano una pacificazione politica nella maggioranza, non tanto sul piano personale, quanto su quello politico. Non dobbiamo mai dimenticarci che la nostra controparte è la sinistra.
A questo proposito, quanto hanno giocato i fattori personali nella divisione tra Berlusconi e Fini?
Purtroppo i “mettimale” sono sempre all’opera. Penso che i rispettivi falchi abbiano volutamente riferito all’uno e all’altro alcune frasi estrapolate dal contesto. Se a questo si aggiunge la campagna persecutoria portata avanti da giornali, che di certo non fanno capo a Fli, il gioco è fatto.
Nel caso di Futuro e Libertà spesso è difficile distinguere chi parla a titolo personale e chi invece lo fa a nome del gruppo. Chi può farlo tra di voi?
Gianfranco Fini.
Significa che tutti gli altri parlano solo a titolo personale?
No, ognuno dice la sua, il capogruppo invece dovrebbe parlare dopo essersi consultato con il Presidente Fini.
Ultimamente però un certo disagio è palpabile. Souad Sbai ha deciso di rientrare nel Pdl, lei stesso ha dichiarato che «Granata rappresenta solo se stesso», mentre ieri qualche futurista ha preso le distanze da Italo Bocchino…
Il fatto è che Silvano Moffa, il nostro portavoce, viene etichettato come “moderato” e le cose sagge che dice non soddisfano quei giornalisti che preferiscono interpellare chi attacca a destra e a manca. La Sbai, invece, è una persona corretta e trasparente che ha fatto una scelta a causa di un disagio personale che viveva nei confronti di quattro persone di cui non rivelerò mai i nomi, nemmeno sotto tortura.
Su Bocchino dico solo che siamo tutti con Fini e l’ha voluto lui come capogruppo.
Immagino che, da “colomba” finiana, lei legga il videomessaggio di Fini come un’apertura a Berlusconi?
Mi auguro soltanto che segni una svolta definitiva, che si possa smettere di parlare di questi 56 metri quadrati monegaschi: un tormentone che di politico non ha niente. I cittadini meritano il governo che hanno votato e vogliono che il governo torni a pensare a loro.
Per chiudere una volta per tutte questa storia non era preferibile una conferenza stampa aperta alle domande dei giornalisti?
Secondo me no, è stata una scelta al pari con i tempi. Chi critica Berlusconi e Fini, che nello stesso giorno hanno pubblicato on line un videomessaggio, poco tempo fa osannava la campagna elettorale di Obama. Per quanto riguarda il “caso Montecarlo”, invece, tutto ciò che bisognava dire è stato detto.
Secondo Campi (Farefuturo) «Gianfranco Fini dovrebbe abbandonare il limbo dei Gruppi parlamentari che offre il fianco a chi lo accusa di oscure trame di Palazzo; fondare un proprio partito e dimettersi da presidente della Camera». Lei è d’accordo?
Sono opinioni personali che non hanno nessun influenza sul nostro gruppo. Fini è e rimarrà il Presidente della Camera.
Prima parlavamo di “processo breve”, su questo tema ritiene possibile un accordo tra Pdl e Fli?
Sono abituato a fare un passo alla volta, senza darmi alla preveggenza. Detto questo, in politica non esistono distanze invalicabili, la volontà di fare rende tutto possibile, se questa manca, invece, anche le cose semplici diventano impossibili.
Se l’accordo si farà sarà comunque per andare incontro alle aspettative dei cittadini, che vogliono una giustizia giusta. Può sembrare uno slogan, ma aspettare 15 anni una sentenza è una cosa che non fa onore all’Italia. Se poi quando si fa una legge per snellire i processi non si va a vedere se è buona, ma solo se favorisce o meno Berlusconi, allora siamo da capo a dodici…
Sulle cosiddette leggi ad personam non sarà perciò d’accordo con quel che pensa Fabio Granata…
Non conosco leggi ad personam, ma solo leggi giuste o sbagliate. Giuste, quando recepiscono le istanze dei cittadini, sbagliate quando se ne allontanano. I cittadini, infatti, non sono protagonisti emarginati del processo legislativo, ma parte in causa. Il diritto non è facultas agendi, facoltà di agire nell’ambito della norma come se la norma fosse qualcosa di estraneo che ci viene imposto dall’alto. È facultas exigendi, facoltà di esigere che il proprio comportamento venga recepito in norma. In un Paese civile e democratico se si legifera in un certo senso è perché il cittadino lo pretende. Noi parlamentari siamo soltanto i tramiti per codificare in norma la volontà dei cittadini.
Anche il Lodo Alfano costituzionale e la legge sulle intercettazioni non sono delle chimere?
Con l’On. Ghedini e il ministro Alfano ho un ottimo rapporto e le ritengo persone molto capaci. Riguardo al Lodo dipende tutto da ciò che succederà a breve, anche se in questi anni mi sono accorto che la ragione non esiste, ma esiste chi ti dà ragione. Lasciamo a chi ci deve dare ragione (o torto) la parola definitiva. Se invece parliamo di intercettazioni in Italia c’è sicuramente un abuso a cui bisognerà rimediare armonizzando il diritto alla riservatezza (il Right to privacy coniato negli Stati Uniti da Warren e Brandeis nel 1899 è comunque richiamato dall’art. 15 della nostra Costituzione) a quello di cronaca e a quello di poter svolgere le indagini.
Concludendo, le elezioni anticipate sono lontane?
Sono lontane, sono lontane. Il Paese non ha bisogno di elezioni, ha solo bisogno di essere governato da chi è stato eletto dai cittadini.
(Carlo Melato)