Gli esponenti della minoranza Pd, il gruppo che fa riferimento a Walter Veltroni, ha cambiato linea, rinunciando a votare no alla relazione del segretario del partito Bersani e limitandosi a una astensione.

Sono anche rientrate le dimissioni di Fioroni e Gentiloni che avevano annunciato di volersi dimettere dagli incarichi di partito. Il voto vede il testo approvato con con 127 sì, 2 contrari e 2 astenuti. A favore della relazione ha votato anche l’area Marino. Nella sua relazione, Bersani aveva chiesto chiarezza, il massimo dell’unità ma anche “chiarezza e chiederò che la direzione si assuma le sue responsabilità attraverso un voto”.



Quindi: “Sento la necessità di fare un forte richiamo a uno stile di discussione composto e solidale. Non possiamo accettare che una deriva di stile di questo genere ci indebolisca in un anno di combattimento”. I veltroniani di Movimento democratico si erano detti contrari. Bersani: “Bisogna essere chiari: tutte le proposte sono perfezionabili e migliorabili. Se si intendono contestare, bisogna presentare altre proposte e che si capiscano”. Nessun dramma nella posizione della minoranza per Franco Marini: “Nessun dramma. E’ democrazia se un partito ha una maggioranza e un’opposizione. E’ la cosa più normale del mondo”.



Tornando alle parole di Bersani, anche una citazione da Aldo Moro: la strategia della cosiddetta terza fase, il Pd deve mettersi “alla guida della riscossa italiana o il Paese si disgrega. Perché quello attuale, continua, non è un passaggio ordinario: La situazione è molto seria, per certi versi pericolosa. C’è una perdita di orizzonte”.

Alleanze, secondo Bersani: "sia con le forze di sinistra e di centrosinistra interessate a una reale, stringente e non ambigua prospettiva di governo, sia con le forze di opposizione di centro e che si dichiarino di centro". Niente patti con "le forze impegnate nella ristrutturazione del centrodestra" anche se, dice Bersani, "noi non siamo quelli che bussano alle porte per vedere chi ci fa entrare: noi diciamo quello che secondo il Pd serve al Paese. Alla fine si tireranno le somme".



Per superare definitivamente il berlusconismo, dice Bersani che "dobbiamo lavorare immaginando un’agenda riformista per i prossimi dieci anni. Il Pd deve mettersi alla testa della riscossa del Paese altrimenti si rischia che l’Italia si disgreghi. La capacità di riforme può venire solo da noi, la destra non è stata capace di fare le riforme".

Federalismo. "Noi abbiamo la nostra proposta sul federalismo, le nostre discriminanti e non accetteremo un federalismo sgangherato e delle nebbie" dice Bersani, spiegando anche che "non ci impressionano i giochi tattici come quelli della Lega". Sulla Fiat: chiede nuove regole sulla rappresentanza e che il Pd rispetterà l’esito del referendum. "Il caso Fiat è complesso. Non ho mai visto un operaio Fiat che chiede ai politici di pronunciarsi con un sì o con un no".