La sentenza della Corte Costituzionale alla fine è arrivata. Il collegio dei quindici giudici, presieduto da Ugo De Siervo, ha scelto la via della parziale bocciatura della legge sul legittimo impedimento che avrebbe dovuto fare da scudo a Silvio Berlusconi nei tre procedimenti a suo carico.
Non saranno ammessi perciò automatismi, toccherà ai magistrati valutare, caso per caso, i motivi di legittimo impedimento per il Presidente del Consiglio e per i ministri.
Soddisfazione nelle file dell’opposizione, mentre nella maggioranza la linea della prudenza è prevalsa, salvo qualche eccezione. Se da un lato, infatti, Sandro Bondi ha parlato di “rovesciamento dell’ordine democratico”, dall’altro il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha voluto sottolineare il fatto che «l’impianto generale è stato riconosciuto valido ed efficace». Massimo riserbo da Palazzo Chigi che, con una nota, ha subito voluto precisare: «Il presidente Berlusconi non ha commentato, né intende commentare la sentenza».
«Questa decisione – dice Stefano Folli a IlSussidiario.net – nell’immediato non avrà un effetto destabilizzante sul governo, anche se sarà una spada di Damocle sulla testa del premier, perché tiene aperto e infiamma il conflitto tra politica e magistratura».
Il quadro politico, segnato comunque dall’incertezza, non cambia perciò in modo radicale?
Si verificheranno sicuramente dei contenziosi, il governo potrà contestare le decisioni del giudice e la Corte fungerà da arbitro. Ci aspetta quindi un conflitto più aspro, ma in qualche modo regolato, senza effetti distruttivi sugli equilibri generali. Insomma, il quadro tende a logorarsi e questo avvicina le elezioni, ma non sarà certamente queste sentenza a portarci alle urne, la partita si gioca altrove.
Dove?
In Parlamento. A questo punto diventa decisiva la verifica dei numeri. Se ci fossero davvero i voti in più di cui il centrodestra parla ormai da settimane l’esecutivo potrebbe guardare avanti con maggiore tranquillità. In caso contrario, tutto si complicherebbe. In ogni caso, al centrodestra non conviene assolutamente alzare i toni.
Si riferisce alle reazioni di queste ore?
Le sentenze si rispettano, Berlusconi e i suoi dovranno essere abbastanza intelligenti da non contestare la Corte costituzionale, sarebbe un errore gravissimo. Il Presidente del Consiglio deve continuare a evitare polemiche rinunciando alle leggi ad personam, una strada che alla prova dei fatti si è rivelata assolutamente infruttuosa. Dovrà affrontare le vicende processuali usando le armi proprie della difesa, con la tranquillità di chi sa che questa sentenza non mette in ginocchio né lui né il governo.
Che significato politico avrà invece l’annunciato referendum dell’Italia dei Valori?
La Corte di cassazione deve ancora pronunciarsi, ma se verrà ammesso sarà di certo un elemento molto insidioso, una specie di “bomba ad orologeria” sulle sorti della maggioranza. Assumerà inevitabilmente il significato di un referendum pro o contro Berlusconi, cosa che, oltre a incidere negativamente sul clima generale, potrebbe indurre in tentazione il Presidente del Consiglio. Referendum per referendum, meglio le elezioni…
Se la sentenza di ieri ha visto il popolo viola festeggiare fuori dal Palazzo della Consulta e l’Italia dei Valori prepararsi al referendum, nel Partito Democratico regnava tutt’altro clima. Sul caso Fiat si consumava infatti una delle divisioni più drammatiche della segreteria Bersani…
D’altra parte la Consulta per il centrodestra e il voto degli operai di Mirafiori per il centrosinistra erano due appuntamenti cruciali annunciati per entrambi gli schieramenti. Due sfide che correvano su binari paralleli. Il Pd, infatti, non poteva certo nascondersi dietro lo scudo di Berlusconi per evitare di risolvere ancora una volta i profondi problemi di identità politica che attraversa da troppo tempo. Certe ambiguità sono arrivate al nocciolo. Solo se questa crisi verrà consumata seriamente e fino in fondo c’è qualche speranza che possa rinascere un nuovo vero partito riformista.
(Carlo Melato)