Il presidente della repubblica Giortno Napolitano ha aperto le celebrazioni del cento cinquantenario dell’unità d’Italia intervenendo a Reggio Emilia.
«Nel 2010 abbiamo ricordato la spedizione dei Mille e altri avvenimenti del 1860. Adesso dobbiamo ricordare come nacque l’Italia unita e dobbiamo farlo certamente senza indulgere a una visione acritica del Risorgimento, a una rappresentazione idilliaca»: lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervenendo a Reggio Emilia per la giornata i cui si sono inaugurate le celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Secondo Napolitano l’approccio corretto a tali celebrazioni è quello di chi assume un atteggiamento «non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo», «che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico consentito all’Italia dalla nascita dello stato nazionale» ma che non nasconda «contraddizioni e perfino storture» del processo.
In particolare, per il capo dello Stato, gli stessi «fondamenti identitari comuni», si sono delineati «attraverso un plurisecolare travaglio». Rivolgendosi alla politica, ai partiti di entrambi gli schieramenti, nonché a chiunque abbia responsabilità amministrative a qualsiasi livello, ha invitato a impegnarsi a fondo «nelle iniziative per il centocinquantenario, così da rendere davvero ampia e profonda la proiezione tra i cittadini, la partecipazione dei cittadini, in rapporto a una ricorrenza da tradurre in occasione di rafforzamento della comune consapevolezza delle nostre responsabilità nazionali».
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In uno dei passaggi maggiormente applauditi dalla platea ha ricordato come chi abbia «responsabilità di rappresentanza e di governo deve rispettare il Tricolore che è un simbolo unitario indicato nella Costituzione» ancor più degli altri cittadini. «Non fu per caso – ha aggiunto – che venne collocato all’articolo 12 il riferimento al tricolore italiano come bandiera della repubblica». E dal momento che «nessun gruppo politico ha mia chiesto che vengano sottoposti a revisione quei Principi fondamentali della nostra costituzione ciò dovrebbe significare che per tutti e pacifico l’obbligo di rispettarli».
Duro, poi, l’affondo implicito, ma evidente a tutti gli ascoltatori, alla Lega Nord: quando, rivolgendosi a «forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese», ha dichiarato: «vorrei dire che il ritrarsi, o il trattenere le istituzioni, dall’impegno per il centocinquantenario, che è impegno a rafforzare le condizioni soggettive di un’efficacia guida del Paese, non giova a nessuno». Soprattutto, «non giova a rendere più persuasive, potendo invece solo indebolirle, le legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico».
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