Domani, dopo la bocciatura di oggi da parte della Camera dell’articolo 1 del ddl sul Rendiconto dello Stato, il premier Silvio Berlusconi parlerà di fronte all’aula di Montecitorio. Esprimerà, nel suo discorso, le ragioni per le quali il giorno successivo, chiederà ai Parlamentari di votare la fiducia su un nuovo provvedimento. Ma parlerà ad un Aula semideserta. I deputati di Pd, Idv e Terzo polo, infatti, hanno deciso di disertare il discorso del premier. Tuttavia, il giorno dopo saranno presenti alla votazione. E’quanto è emerso oggi nel corso della conferenza dei Capigruppo. In particolare, i gruppi di opposizione hanno fatto sapere di non ritenere la vicenda decorosa ne tollerabile per il Paese. Le opposizioni hanno calcato la mano, aggiungendo che il governo si sta mostrando incapace di dar risposta alle questioni economiche più impellenti, dalla nomina del governatore della Banca d’Italia al posto di Mario Draghi, alle misure urgenti per lo sviluppo.



«La bocciatura del rendiconto dello Stato – hanno aggiunto – configura inoltre una inedita situazione che nella storia della Repubblica si era risolta solo con le dimissioni dei presidenti del Consiglio; di conseguenza, il voto di fiducia chiesto dal governo non risolve i problemi costituzionali e aperti ed è soltanto un inutile tentativo di prorogare uno stato imbarazzante di incertezza e paralisi». Perché, allora, venerdì si recheranno a votare? I gruppi di minoranza giustificano la scelta con il rispetto che nutrono per le istituzioni repubblicane. Nel frattempo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto il presidente della Camera Gianfranco Fini che lo ha ragguagliato sulle ragioni delle opposizioni per ritenere, ormai, il Parlamento paralizzato. Napolitano, in seguito, si è detto convinto del fatto che solo il presidente del Consiglio Berlusconi possa indicare  la soluzione per dirimere la questione e giungere ad una corretta approvazione del rendiconto e dell’assestamento. «Sulla sostenibilità di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro Presidenti», ha scritto in una nota.



In precedenza il capo dello Stato aveva chiesto  al governo di comunicare se, data la situazione estremamente incerta, anche in seguito alla mancata approvazione del provvedimento, fosse in grado di governare o meno. 

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