Il governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia alla Camera dei Deputati con 316 voti favorevoli e 301 contrari. Soddisfazione nei banchi della maggioranza, attimi di tensione invece tra i parlamentari radicali e quelli del Partito Democratico non appena è stato comunicato il risultato.
Il voto, palese e per appello nominale, ha concluso i lavori iniziati questa mattina alle 11 con le dichiarazioni di voto. Il dibattito è stato piuttosto breve. Come ieri, infatti, le opposizioni non si sono presentate in Aula in segno di protesta. La scelta dell’Aventino, che aveva costretto il premier a parlare davanti a un’assemblea semideserta, è stata confermata anche oggi da Udc, Pd e Italia dei Valori, ma, ancora una volta, non dai radicali. 
Non è mancata comunque la polemica. «Se lei non può fare il presidente della Camera, si dimetta e partecipi alla lotta politica», ha dichiarato il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, rivolgendosi a Gianfranco Fini.
Al termine della discussione hanno avuto inizio le procedure di voto. Nonostante l’ottimismo del coordinatore Pdl Denis Verdini alla vigilia del voto («Penso che avremo la maggioranza assoluta dei voti della Camera, da 316 in su è la nostra aspettativa»), nelle file della maggioranza si registrava comunque più di qualche timore. Sia per il comportamento dei “frondisti”, sia per il raggiungimento del numero legale che l’opposizione cercava di ostacolare rimanendo fuori dall’Aula.
Tra gli osservati speciali l’On. Claudio Scajola, oggi alla guida di un nutrito gruppo di “malpancisti”. L’ex ministro aveva comunque tranquillizzato i vertici del Popolo della Libertà e lavorato alacremente per tenere calmi i suoi («sono certo che il governo otterrà la fiducia, ma occorrono grandi cambiamenti o andremo a sbattere»). Uniche defezioni tra gli scajoliani quelle di Giustina Destro e Fabio Gava. Annunciata e confermate invece le assenza al voto da parte del parlamentare di Popolo e Territorio, Luciano Sardell e dei “responsabili” Michele Pisacane e Antonio Milo.
Anche dal repubblicano Nucara era arrivato un appoggio condizionato: «Voteremo la fiducia, ma non siamo proprio soddisfatti dell’azione del governo. Speriamo che il presidente del Consiglio ci ascolterà. Se lo farà bene, se no valuteremo».



Tutti segnali che hanno creato una certa preoccupazione tra i parlamentari del centrodestra (visti in pressing su Santo Versace e sui radicali), fino al raggiungimento del numero legale, con 319 voti, al termine della prima chiama.

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