Grazie a 316 voti favorevoli il governo Berlusconi ha ottenuto ieri la sua 53esima fiducia alla Camera. Un risultato atteso, ma non scontato, date le defezioni che si sono registrate tra gli scajoliani e i responsabili e la tattica messa in atto dall’opposizione per evitare che venisse raggiunto il numero legale. Un “agguato fallito” per il premier, Silvio Berlusconi, una “vittoria di Pirro” secondo il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini. «Ad ogni modo lo “stallo” continua – dice Antonio Polito a IlSussidiario.net –. È dal 14 dicembre che la maggioranza una volta alla settimana dimostra di avere i numeri per governare. Purtroppo però nei restanti giorni non è in grado di fare nulla. E così siamo costretti ad assistere a una paralisi legislativa e di governo sempre più preoccupante».



La scelta compiuta da quei parlamentari della maggioranza che non hanno votato la fiducia lascia presagire una frana imminente?
 
Il fatto è che ci sono almeno un centinaio di deputati di centrodestra che rischiano seriamente di non essere rieletti al prossimo turno. Di conseguenza ognuno cerca di garantirsi un futuro politico come può. Alcuni scelgono di fare pressione su un presidente del Consiglio costretto ad allungare la lista delle nuove promesse, altri invece cercano una via d’uscita diversa.



L’opposizione aveva inviato un chiaro messaggio ai dissidenti: fate presto, altrimenti da gennaio  sarà il premier ad avere di nuovo il coltello dalla parte del manico.

È vero, penso però che questo appello non sia andato a buon fine per un motivo molto semplice. L’ipotesi di un governo di unità nazionale perde di credibilità giorno dopo giorno.
I dissidenti potrebbero rischiare qualcosa in più se questa ipotesi, che gli consentirebbe di rimanere in sella fino al 2013, avesse delle chanche. Altrimenti chi glielo fa fare di affossare Berlusconi e ritrovarsi un attimo dopo alle elezioni?
Per ora la proposta dell’opposizione ha poche possibilità di sedurre Pisanu e Scajola. Così come la scelta dell’Aventino e dei mezzucci parlamentari da parte del centrosinistra, in fondo, rischia di non convincere del tutto il proprio elettorato. Soprattutto se non porta frutto.



Cosa intende dire?

La scelta di disertare l’Aula regala qualche titolo in più sui giornali, ma difficilmente entusiasma quegli italiani che vorrebbero veder comparire sulla scena un’alternativa credibile, pronta a farsi avanti.
Poi, ripeto, in questi casi è il risultato quello che conta. Se sul numero legale la mancata intesa con i radicali vanifica tutti i sofisticati piani di sabotaggio oltre al danno c’è la beffa.

Da ultimo, anche ieri, la notizia della fiducia è stata accolta con il lancio di uova della piazza. Un piccolo anticipo di quanto potrebbe accadere oggi alla manifestazione romana degli “indignados”?

Di sicuro la sinistra parlamentare oggi avrà scarse possibilità di influire. Devo dire però che il nome “indignados” mi sembra poco appropriato. In Spagna e a Wall Street si è vista una protesta più spontanea, apolitica e rivolta principalmente contro l’assetto mondiale, il capitalismo e la finanza. Non solo, il tratto comune mi è sembrato la non violenza.
Quello che si prepara a Roma, invece, mi sembra l’ennesimo appuntamento del radicalismo di sinistra, tra l’altro sempre esistito in Italia, contro il governo Berlusconi. E anche sotto il piano della “non violenza” le premesse non mi sembrano buone…

(Carlo Melato)